Non dobbiamo abbassare la guardia ma non è l’unica cosa in caduta libera. Sta calando l’attenzione ed è un guaio perché la distrazione rende più vulnerabili. Non seguiamo più i telegiornali e non siamo più in grado di snocciolare i numeri. Chiedi quanti sono gli infetti, i guariti e i morti al primo che passa, anzi, al primo che becchi in videoconferenza e quello inizia a tirare a indovinare nemmeno ci fosse Enrica Bonaccorti con i suoi vasi pieni di fagioli, e se era Raffaella Carrà poco importa. Nei gruppi Whatsapp scende la voglia di confronto, i messaggi si diradano, l’umorismo cala di livello, il tentativo – encomiabile – di ridurre la distanza con il trasporto di una comunicazione costante va snaturando il significato iniziale e si adatta a convenzione sociale. Le video-ricette dei masterchef per non far sentire alla gente la mancanza dei ristoranti si fanno sempre più dozzinali. Presto ci saranno tutorial sul petto di pollo alla piastra o il panino al prosciutto. Dio che voglia di un panino al prosciutto. I cantanti sono stufi di lagnarsi in streaming e così mandano in avanscoperta Nick Cave per capire se i fan sono d’accordo se se ne stanno un po’ tranquilli, con la scusa del ritiro di riflessione. Anche gli insegnanti sono riusciti a rendere routinaria la didattica a distanza. Chi si faceva la barba tutte le mattine, prima delle videolezioni, ora si rade a giorni alterni. Iniziamo, per la seconda volta, a perdere di vista i contatti su Facebook che avevamo già perso di vista una prima volta e che erano riemersi grazie a un colpo di coda dell’algoritmo che, probabilmente, ammorbidito dall’emergenza globale aveva tentato di mettere un po’ di pepe ai rapporti virtuali ristabilendo contatti interrotti dalla scarsa frequentazione dal duemila e sette per lasciarci stupiti e farci pensare che, comunque, un momento di pausa non era poi così male. C’è anche meno rigore nelle foto da giovani e i meno attenti alla propria reputazione social stanno raschiando il fondo del barile con istantanee passate allo scanner di periodi privi di rilevanza della storia recente. Tutto sta rientrando nella norma e questo significa che ci stiamo abituando. Ci stiamo abituando a stare al chiuso tutto il tempo, a metter la mascherina per scendere nel box, a sentire i nostri parenti lontani senza lasciarsi con un ci vediamo presto. All’adattamento di qualunque mansione a un surrogato digitale dalla scrivania in salotto, al cucinare sia a pranzo che a cena, alla lavastoviglie che va a ciclo continuo. Ad affacciarci al balcone e a non sentire nemmeno il rumore della tangenziale, al furgone della protezione civile che sgrida gli anziani con il cane, ai vicini numerosi che, sempre tutti insieme, fanno festa senza soluzione di continuità. Alla primavera indoor e all’esistenza light da pandemia. Ci siamo evoluti a un nuovo stadio. Siamo stati bravi. Nulla sarà più come prima e noi siamo già pronti.