L’aria così pulita che sembra di vivere in Alto Adige non è l’unica stranezza di questo momento così controverso. Le notizie di cigni e delfini avvistati nel Canal Grande sarebbero delle bufale – a proposito di fauna – da tanto al mucchio, ma nel mio piccolo ho assistito anch’io a qualche fenomeno a supporto della tesi che la natura si stia riprendendo gli spazi lasciati liberi dagli uomini. Qualche giorno fa sono stato a scuola e nel giardino scorrazzavano indisturbati numerosi scoiattoli che, ricordiamolo, ci sono sempre, ma probabilmente con il frastuono del traffico e l’eco dei bambini in mensa se ne stanno al sicuro in cima agli alberi. Il mio balcone è visitato da vespe e bombi alla ricerca di chissà cosa più di prima. Ieri due merli con un vistoso becco giallo e decisamente sproporzionato rispetto al resto del corpo vi hanno sostato a lungo, scegliendo indisturbati le migliori briciole che avevo lasciato ai pennuti della zona. La scorsa notte, infine, mia figlia ed io siamo stati svegliati dal verso una civetta, tanto che a colazione non siamo nemmeno riusciti a risalire al verbo da utilizzare per descrivere l’azione. I cani abbaiano, le mucche muggiscono, e le civette? No, non civettano, se è questo a cui state pensando.
Rimanendo in tema di animali, in tre giorni ho visto due volte un film che ritengo a dir poco delizioso, dal titolo “JoJo Rabbit”, in cui il coniglio – che comunque compare in un paio di scene e, scusate lo spoiler, in una non fa certo una fine dignitosa – è più da legare alla metafora di un tipico temperamento – a torto inteso come disdicevole – del genere umano. Un film leggero, per carità, ma in grado di far riflettere su un tema impegnativo come il nazismo e la persecuzione contro gli ebrei in modo diverso. Su tutto, la sigla iniziale con le immagini in bianco e nero della folla tedesca in delirio per Hitler sulle note di “I Want to Hold Your Hand” dei Beatles, che ci ricorda i fan in attesa dei Fab Four agli aeroporti e per le strade dei loro tour, e il finale, con l’immancabile “Helden” di Bowie, una canzone che sta bene su tutto ma, quando si parla di eroismo di ogni tipo, oggettivamente non c’è colonna sonora più adeguata.
L’ultimo animale di questa rassegna è la mia gatta Doremi, che non sta più nella pelle per averci a disposizione 24×7 e chissà per quanto tempo. Non mi molla un attimo e, dalla gioia, sembra non capire più niente. L’importante è che, tra le mura domestiche, le cose filino lisce nella massima armonia. Ogni tanto mi fermo a seguire la trasmissione “Vado a vivere… Minicase”, che racconta di gente che spende fior di quattrini per acquistare abitazioni grandi quanto un confessionale. Mi chiedo, ai tempi del Covid-19, quale sia stato il loro destino e, soprattutto, se tale trasmissione sia tutt’ora in produzione.