Sandy ha interpretato perfettamente l’essenza della videoconferenza su un dispositivo mobile. Ha strappato lo smartphone dalla postazione fissa in cui l’aveva costretta la mamma e ha iniziato prima a ballare come una derviscia rotante, poi ha messo il telefono per terra e si è sdraiata a pancia sotto come se fosse su uno di quei prati da sfondo di Windows di una volta, quindi si è lanciata di corsa in giardino dove si è messa a fare le smorfie da selfie, ricordando i primi spot dei sistemi di vidoeconferenza con le modelle in tenuta acqua e sapone che si mettevano in posa facendo finta di connettersi con gente dall’altra parte del mondo per mostrare lo sfondo delle capitali europee. Roberta invece si è iscritta a Facebook per la prima volta annoiata dalla clausura forzata e ha cominciato a tempestare gli amici con foto anni ottanta passate allo scanner. Ne pubblica una marea e temo che, prima o poi, ne capiterà qualcuna in cui ci sarò anch’io ripreso da qualche parte, con la mia faccia tutt’altro che fotogenica. Ma la sorpresa è un’altra. Sedute su un pedalò sulla spiaggia c’è lei in posa con tre amiche, una delle quali è Susanna ed è una vecchissima storia vorrei raccontare, prima o poi, perché davvero non so proprio che fine abbia fatto.