Abbiamo deciso che i genitori degli alunni possono restituire le attività, una volta terminate, utilizzando il canale che preferiscono. La didattica a distanza si scontra con il limite della dimestichezza delle persone con gli strumenti, della velocità di connessione e della rete stessa e delle prestazioni dei dispositivi a disposizione. Che poi, diciamocelo, con Instagram son tutti degli influencer ma quando gli chiedi di condividere un video da Whatsapp direttamente su Google Classroom son pronti a far le vittime del digital divide. In giro si dice che il rischio è quello di lasciare indietro i bambini con le famiglie meno attente e presenti e i più poveri, e detto tra i denti non ho un’opinione su questo. Tutti barricati in casa, smarrito il senso del tempo, come si fa a non accorgersi di un figlio vittima di un sistema educativo che non ha mai contemplato un’emergenza del genere? Qualcuno mi avvisa scrivendomi via mail di aver messo i compiti fatti nel posto giusto di Google Drive, ed è naturale che si scambi qualche battuta con i genitori, qualche considerazione o anche solo un saluto. La mamma di Anna mi ha chiesto come stiamo e non ha perso l’occasione di ringraziarci per quello che stiamo facendo, del modo in cui ci stiamo re-inventando, anche se credo sia il nostro dovere e il nostro lavoro. Le ho risposto che di certo non c’è mai da annoiarsi e che, comunque, nessun dispositivo potrà mai sostituire l’emozione di veder entrare Anna e i suoi compagni ogni mattina, in classe, e tutti i modi che ci siamo inventati per dirci che oggi sarà ancora una giornata speciale.