Potrebbe andare peggio? Sì. Intanto potrebbe piovere, come dicevano in quel film di culto con Marty Feldman. Peraltro una delle citazioni più in voga ai tempi del corona virus – sempre tratta da lì – è “taffetà caro, taffetà tesorino” per salutarsi con il gomito quanto non ci si può nemmeno dare una pacca sulla spalla. Comunque se piove, quando devi stare in casa per forza, chi se ne importa. Be’, a me fa differenza perché per vincere il logorio della quarantena moderna un giorno sì e un giorno no mi sveglio alle sette meno un quarto e mi permetto una corsetta di nascosto dalle forze dell’ordine. Ma vi giuro che vado da solo, se incrocio qualche altro malintenzionato in tuta mi faccio da parte – ben oltre il metro di distanza – ed evito di rilasciare sudore nell’aria.
Ma ci sono altre cose che potrebbero peggiorare la situazione. Potrebbe manifestarsi un’indisponibilità di Internet in casa, un guasto o qualunque catastrofe sulla banda larga che impedisca di aggiornare il proprio blog, tenere videoconferenze con i propri studenti (vale solo se fate l’insegnante), guardare serie su Netflix o anche solo controllare la quantità giusta di ingredienti di una ricetta che non ci si ricorda più.
Ho pensato anche, in questo momento di panopticon generalizzato, che qualcuno potrebbe organizzare un colpo di stato. Tutte le risorse sono impegnate sul fronte dell’emergenza e dell’ordine pubblico per scopi sanitari e chissà se da qualche parte non si trova una breccia per infiltrarsi nell’apparato e scardinare lo stato democratico dall’interno. Sì, lo so, stare tutto il tempo a casa a leggere e vedere film libera la fantasia. E, a proposito di politica, ho appena letto che persino l’Isis ha chiesto ai suoi adepti di proteggersi, quando io invece credevo che starnutire tra la folla potesse costituire il metodo più efficace per creare vittime rispetto a un attacco kamikaze tradizionale.
E chissà come si sentono quelli che patiscono un malanno qualunque, quelli che oggi sono passati in secondo piano perché il Covid-19 ha rubato completamente la scena. Si può chiamare comunque un’ambulanza? Ci si può recare lo stesso al pronto soccorso? Boh.
Ho un amico, invece, che ha avviato una relazione con una donna proprio alla vigilia del primo blocco cautelativo, a fine febbraio. I due si sono innamorati, si sono incontrati una volta e poi basta. Chiusi nelle rispettive abitazioni ubicate nelle proprie città a centinaia di km di distanza, si salutano su Skype e attendono che finisca tutto per rivedersi dopo quella prima volta che inizia a essere lontana e dare inizio finalmente al nuovo capitolo delle loro vite. Al contrario, ci sono coppie consolidate e insieme da anni a cui la convivenza estrema 24×7 non fa bene. Uomini e donne abituati a trascorrere intere giornate in ufficio a cui la vacanza domestica forzata con i propri cari non fa mica bene. Fate come me: mia moglie, mia figlia ed io – tutti impegnati a portare avanti le rispettive attività su dispositivi connessi alla rete – ci impegniamo a mantenere la calma e ci siamo imposti una soglia di emergenza di irritabilità, una buona pratica che permette una convivenza più serena.
Ad Annamaria, una vecchia compagna di liceo con cui sono in contatto su Facebook, invece si è guastata la lavatrice. In molte case i lavori domestici costituiscono, di questi tempi, un valido passatempo. Mai come oggi ci è stata data la possibilità di badare alle condizioni delle nostre abitazioni. Ci sono scaffali in alto pieni di polvere, box da riordinare, tende da lavare, armadi da cambiare – nel senso del cambio di stagione – e cose così. Può capitare che un elettrodomestico vecchio, sovrautilizzato come in questi giorni, ci lasci a piedi. Riuscirà la nostra eroina a farselo aggiustare?
Il marito di una collega, poi, ha comprato una bellissima e costosissima automobile nuova qualche mese fa che è stata consegnata al concessionario proprio il giorno prima in cui il decreto del presidente del consiglio mettesse fine alla nostra libertà di spostamento. Il cruccio di quest’uomo è duplice: non poterla ritirare, e chissà fino a quando, e anche nel caso ci riuscisse il non poterla lanciare sulle strade a tutta velocità come aspettava da tempo. Che disdetta.
Mi sento vicino anche a tutti i ragazzi che praticano sport agonistico e che si sono visti interrompere i campionati giovanili. Una ex compagna di squadra di volley di mia figlia, passata a una società che milita in serie C, stava vivendo il sogno di guidare il proprio girone in vetta alla classifica, per la prima volta nella sua carriera. A voi giovani atleti non posso che consigliare di tenere duro, sono sicuro che la prossima stagione sarà quella giusta.
Ma c’è un ultimo aspetto che potrebbe trasformare la vostra clausura in un inferno. C’è un blogger che di mestiere fa l’insegnante e che si occupa di amministrare tutta la componente informatica e digitale dell’istituto comprensivo in cui è di ruolo, una scuola di un paesello alle porte di Milano. La scuola ha lanciato una bellissima iniziativa, chiedendo agli studenti di fare un disegno sul tema “andrà tutto bene”, fotografarlo e mandarlo a chi gestisce il sito dell’istituto, che è poi l’insegnante blogger di cui sopra, che da due giorni non fa altro che ridimensionare foto – tagliando spesso i volti dei bambini che, come è noto, non si possono pubblicare – e aggiungerle alla gallery in home page dedicata. L’iniziativa è piaciuta molto, che ci volete fare. Vabbè, finirà anche questa.