La sfumatura semantica tra tempo perduto, che sa tanto di proustiano, e tempo perso, che ha invece molto del lazzarone, ai tempi del covid-19 va a farsi benedire. La giornata serrati in casa è lunga e smarrirsi è un attimo. Saltata la cognizione del tempo, la quarantena ha generato un minestrone che va dal lunedì alla domenica, senza routine dettate da orari e impegni quotidiani, settimanali e, a breve, mensili. Resta fondamentale la capacità organizzativa e lo sforzo nel non abbruttirsi: vestiamoci da ufficio anche se lavoriamo al pc in salotto, mangiamo solo nelle finestre di tempo dedicate ai pasti, manteniamo gli orari che dedichiamo allo sport, accendiamo la tv solo dopo cena, continuiamo a puntare la sveglia alle 6.00. La fascia più penalizzata è quella dei ragazzi. Senza scuola devono mettere sul pause la loro vita di relazioni e, anche barricati in cameretta con lo smartphone in mano tutto il giorno, inevitabilmente lo scontro con gli adulti della famiglia si scatena. Cosa avrebbero fatto i sedicenni dell’82 in una situazione analoga, senza Instagram, Netflix e Pornhub? In clausura avremmo giocato a Subbuteo da soli, fumato centinaia di sigarette, registrato compilation su cassette provando tutti gli accostamenti tra i generi possibili, letto qualcosa, condotto conversazioni con moderazione – per ovvi motivi di costi in bolletta – dall’unico telefono di casa con i nostri migliori amici, richiesto canzoni con dedica alla nostra radio libera preferita a scopo di flirt asincrono. Il paradosso è che nella ricchezza contenutistica in cui viviamo la possibilità di farci due maroni così è altrettanto reale. Una collega ha lanciato un’idea che mi è piaciuta così tanto da propormi per un aiuto nel metterla in pratica. Avviare un blog aperto ai contributi di tutti gli stakeholder del nostro istituto comprensivo – bambini, ragazzi, docenti, personale amministrativo, genitori, preside – in cui pubblicare pensieri, disegni, foto, temi, poesie e tutto quello che si vuole sul tema della vita quotidiana ai tempi del coronavirus, un po’ come sto facendo io qui da sedici giorni. Non vedo l’ora di poter scrivere minchiate anche da altre parti. Vi farò sapere.