Se avessi il superpotere di imporre il successo delle canzoni solo per il fatto che, in quanto massimo esperto musicale vivente (superpotere invece di cui sono provvisto) sono certo che meritano il successo, mi attiverei per rendere imperitura fama alla manciata di canzoni italiane che vado a elencare per un duplice motivo. Da un parte c’è la sete di giustizia: non è perché certa musica è di nicchia e allora la devono ascoltare solo i soliti quattro gatti. Dall’altra c’è lo sforzo di far schiumare di rabbia tutti i compositori miliardari di quei brani di merda che hanno venduto miliardi di copie. Ci pensavo qualche mattina fa quando una di quelle colleghe che sbagliano ha messo in classe “Blu Da Ba Dee” degli Eiffel 65 o come cazzo si chiamano, roba che in una civiltà mediamente evoluta non sarebbe selezionata nemmeno come sottofondo in un documentario sulla deprivazione sociale. Di fronte a un’aula di bambini in evidente estasi indotta da fattori quali la cassa dritta, la ricorsività strutturale e la sicurezza suscitata da certa elettronica pensata per andare a toccare le frequenze più basse della sensibilità umana, avrei voluto smontare la teoria della musica commerciale con qualcosa di analogamente trascinante ma non mi è venuto in mente nulla. Ho deciso di consumare così la mia vendetta contro Gabry Ponte e i suoi facoltosi sodali sulle pagine di questa autorevole testata raccogliendo una playlist di brani che probabilmente solo io ho capito. Alcuni hanno avuto qualche timido plauso, altri sono durati una manciata di giorni, altri ancora proprio non se l’è filati nessuno.
Ho pensato così metterli qui per la vostra comodità, una seconda opportunità non la si nega nemmeno agli Eiffel 65.
Francesca Lago – Niente per me
Amari – Bolognina Revolution (Persuaders rmx)
Mietta – Oggi Dani è più felice
Blindosbarra – Non ci stare
Petrol – Devo andare via domani
Delta V – In Fuga
Truzzi Broders – Ti ho visto in piazza
Trabant – Tonight party
Jolaurlo – Maria Tv
Luca Carboni – Ogni cosa che tu guardi