A settembre Franca andrà in pensione. Ha iniziato a lavorare nella mia scuola nel 77 e, nonostante ciò, sembra non aver perso l’entusiasmo dei primi tempi in ciò che fa. Lo vedo nel modo in cui assembla ritagli di libri e fogli per mettere insieme una verifica di scienze, nemmeno fosse un’addetta alla fotocomposizione. Li dispone su un A4 bianco usando il nastro biadesivo e poi avvia la fotocopiatrice. Riesce a controllare il risultato parlando di aspetti molto toccanti del mestiere dell’insegnante. Dice che la scuola è una terza famiglia, immaginando una classifica ideale in cui al primo posto c’è la famiglia che ti fai e, al secondo, quella che ti ha dato i natali. Possiamo discutere sull’ordine in cui i gradini del podio sono occupati ma la sostanza, comunque, è quella. Sul tavolo della sala docenti ho i regalini che ci siamo scambiati insieme agli auguri di rito con i colleghi dell’interclasse. Una confezione di riso arborio impacchettata da una onlus, uno stappabottiglie, una saponetta, un pandorino, un piatto decorato. Io sono lì con il portatile acceso e un lettore di codici a barre a pistola in mano. Il venti dicembre scade il termine per la richiesta dei premi della campagna “Amici di scuola” dell’Esselunga e a gennaio l’omologa iniziativa della Coop grazie alle quali, lo scorso anno, ci siamo dotati di quattro nuovi portatili e cinque tablet. In pochi giorni ho caricato migliaia di punti nel sistema. Visto da fuori sembra proprio un quadretto domestico, una scena gremita di gente che si dà da fare spesso oltre i tempi stabiliti dal contratto. La terza famiglia è la più povera delle tre (considerando anche tutti i figli che ha in gestione) ma non per questo è meno foriera di soddisfazioni.