Leggevo su “The Vision” l’ennesimo dibattito sulla scuola del nord vs scuola italiana su cui vi invito a riflettere soprattutto a proposito degli stipendi degli insegnanti. I detrattori della tesi secondo cui in Finlandia è molto meglio che in Italia riconducono il problema alla qualità dei programmi di quello che si insegna qui, sostenendo che non si può parlare di didattica solo in termini di strutture, digitalizzazione e soldi. A me il mantra che abbiamo la scuola migliore del mondo non mi ha mai convinto: se siamo così messi male, così ignoranti, così razzisti, così retrogradi, così meschini e così abietti è merito di un sistema scolastico che non va affatto bene. E se ce la caviamo così male in educazione civica non è che nelle altre discipline vada meglio. In giro senti solo illetterati e volgari e vedi solo tamarri e cafoni con i jeans strappati. Saremo più solari dei finlandesi, ma in quando a senso civico e a estetica siamo sotto terra.
In questo pessimo scenario noi docenti possiamo dividerci la responsabilità del declino fifty-fifty con la famiglia, altra istituzione che lascia a desiderare in quanto a esempi educativi, per quanto insieme a dio e patria sia l’argomento retorico più in voga come toccasana sociale per una buona fetta di creduloni. E chi crede al potere della retribuzione netta in busta – come me – sa bene come la scuola potrebbe essere molto più appealing per i cervelli spesso in fuga se prendessimo il doppio. Dirò di più. Se avessimo più soldi magari ci presenteremmo in classe con le camicie con le iniziali ricamate sopra come i manager delle aziende. Solo qualche collega delle superiori veste azzimato, in linea con la materia altisonante che insegna. Li vedi al ricevimento parenti con le file di perle e i colletti button down quando non ti concentri sul fatto che noi alla primaria aspettiamo i genitori fino alle otto di sera mentre al liceo c’è l’ora al mattino prestabilita e se non puoi ti attacchi al tram. Non solo. Alla primaria il look è l’ultimo dei problemi perché è fondamentale vestirsi comodo. Siamo tutti in jeans, felpa e sneakers perché con gli studenti di quella statura è tutto un chinarsi in basso, per non parlare di quelli che vomitano lo stracchino in mensa e se ti trovi sulla direttrice del gettito con un capo costoso puoi dire addio all’outfit del giorno. Ci distinguiamo anche quando varchiamo il portone all’uscita per tornare a casa. Lì i genitori ci osservano e se indossiamo abiti che non si addicono al nostro ruolo è bene riflettere anche su questo aspetto. Forse i prof della secondaria dovrebbero essere un po’ come noi maestri: dei tuttologi/nientologi convinti a dismettere il parka verde che ci fa sembrare anziani dimessi e pronti a prendere in braccio (da grandi solo metaforicamente) i ragazzi. I nostri figli arriverebbero alla maturità molto meno preparati, come gli studenti finlandesi, ma sereni con il mondo e, soprattutto, con il futuro.