gli ultimi

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Ai bambini che si buttano in terra, che strappano le tovaglie di carta in mensa, che fanno i buchi con le forbici alle copertine di plastica colorata dei quaderni, che ululano quando fai ascoltare la musica, che fanno volare con un soffio in terra tutti i coriandoli di carta in cui hanno ridotto i rimasugli della scheda che hanno incollato al contrario sul quaderno e che, quando gli chiedi di raccoglierli, non escono più da sotto il banco, che quando li solleciti a mettere via tutto in cartella perché sta per suonare la campanella si muovono apposta al rallentatore, che urlano quando gli chiedi di abbassare il tono della voce. A tutti gli alunni che non sono – tra virgolette – problematici, perché quando sento parlare le colleghe ci sono casi che, se capitassero a me, non saprei davvero da dove iniziare, ma la cui gestione quotidiana è una rottura di maroni perché se fossero figli tuoi basterebbero due tirate d’orecchie ben assestate, roba che a scuola nel migliore dei casi ti sospendono dal servizio e, nel peggiore, ti becchi una testata sul naso dal genitore, e invece è tutta una concertazione fatta di bastoni e carote, pugni di ferro in guanti di velluto, poliziotto buono e poliziotto cattivo, escamotage di ogni sorta con una spruzzata di didattica inclusiva. Ai bambini simpatici come un’emicrania latente, di quelle che c’è sempre e basta un nonnulla per accorgersi della sua esistenza. I bambini che sono come un disco che salta, come l’immagine di una tv digitale che si freeza in pixel senza audio proprio nell’istante in cui attendevi da mezz’ora l’informazione che ti serviva, come una telefonata di lavoro quando hai la pizza appena sfornata nel piatto, come il gatto che vomita appena ti sei coricato dopo una giornata pesante. Quelli cioè che sono cari e belli come tutti gli altri ma che si impegnano – perché sono sicuro che si impegnano – per mettere un po’ di fatica nel mestiere più bello del mondo. A questi bambini vorrei chiedere, in tutta onestà: ma a casa, ai vostri genitori, spaccate la minchia così?

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