In questi giorni di ricorrenze e di repliche de “Le vite degli altri” tutti quelli che sono affetti da ostalgie si vergognano un po’ di certi sentimenti che provano. Le immagini della gente che si affaccia per la prima volta nell’occidente capitalistico, varcando il muro, commuovono anche quelli che hanno l’inno della DDR come suoneria del cellulare. La subdola rete di delatori affiliati alla Stasi fa ribrezzo, ai tempi del controllo del vicinato. Per non parlare dell’indignazione che proviamo verso i muri fisici e sociali nell’era dei porti aperti e della tolleranza estrema tra esseri umani di qualunque razza o provenienza. Ovunque triplicano i voti ai movimenti ispirati alla democrazia e nessuno potrebbe mai più accettare i limiti alla libertà e all’espressione individuale imposti dal socialismo reale. Pensate a come ci sentiremmo oggi se qualcuno ci negasse i diritti civili, per esempio impedendoci di sposarci e avere figli solo perché siamo omosessuali, oppure togliendo la possibilità di essere cittadini di un posto a causa di fattori anagrafici o – peggio – razziali. Il trionfo della democrazia, dello stato sociale, della cultura per tutti e della solidarietà di cui ci pasciamo ci fa sentire giustamente dei privilegiati a vivere a trent’anni da allora. Chissà come ci verrà da celebrare la stessa ricorrenza nel 2029.