Se le scuole fossero tutte aziende piccole, medie e medio-grandi si creerebbero tantissimi posti di lavoro. Attenzione, però. Prima di alzare il dito per avviare il solito dibattito sulla scuola pubblica, leggete bene. Non ho scritto aziende private, perché non è quello il punto. Il fatto è che nella scuola servirebbero diverse figure professionali che nelle imprese più strutturate fanno funzionare al meglio l’organizzazione. Certo, direte voi. Così poi avremmo altre migliaia di dipendenti che, anche se si comportano da fannulloni, non potrebbero essere esposti a nessun provvedimento. Allora, visto che siamo un blog e sui blog tutto è possibile, inventiamo una storia.
In un presente distopico e, perché no, ucronico, le scuole sono – appunto – aziende piccole, medie e medio-grandi. Il dirigente è un amministratore delegato che supervisiona tutto l’ambaradan, decide mission e vision nel senso anche di indirizzo didattico, ha l’ultima parola sulle decisioni imprenditoriali. Poi c’è un ufficio dedicato all’HR con tanto di manager. Lì si occupano di tutto quello che riguarda il personale: contratti, orari, ferie, stipendi, permessi, malattie, cambi turno, ma anche di tutti i grattacapi che gli insegnanti riversano abitualmente su segreteria e dirigenza e che hanno a che fare con la componente emotivo-comportamentale dei docenti. Ci metterei poi qualcuno a seguire la parte di procurement, da tutto ciò che riguarda la vita quotidiana a scuola all’adozione dei libri di testo fino alla mensa e ai cartoncini colorati per le attività che si fanno in classe con i più piccoli, magari con uno di quei sistemi digitali che permettono di tenere traccia di tutto e integrati con il resto dell’ambiente di lavoro.
Poi ci vorrebbe qualcuno che ci sa fare veramente con le relazioni con le famiglie a occuparsi di Customer Relationship Management e che, in stretta collaborazione con un responsabile marketing e comunicazione, si occupa di brand awareness sul territorio. La segreteria come l’abbiamo ora potrebbe continuare a occuparsi della componente burocratica e ministeriale, per quella non c’è distopia o ucronia che tenga. Un po’ di risorse le dedicherei anche modernizzare il lessico degli addetti al lavoro. Basta circolari, albo pretorio, organi collegiali e a tutto il naming da scuola gentiliana.
Non dovrebbe mancare quindi un team dedicato alla gestione della componente tecnologica. Per farvi capire, noi abbiamo il sito della scuola sviluppato in WordPress e gestito da un’organizzazione esterna che si occupa di scuola digitale e che si smazza la macro-manutenzione del sito, propone migliorie e lo ottimizza anche a seconda dei requisiti imposti dal ministero. Poi c’è il registro elettronico, un’altra piattaforma a sé seguita dalla segreteria, che ospita la parte didattico-gestionale a cura dei docenti, integra l’anagrafica degli alunni e fornisce alle famiglie una dashboard quotidiana dell’andamento dei figli. Infine usiamo la Google Suite – di mia gestione – per condividere materiale anche con gli studenti e per collaborare tra insegnanti. Una figura dedicata all’IT potrebbe, oltre a cambiare i toner della stampante e collegare correttamente le periferiche USB ai docenti nella corretta presa anziché nell’uscita HDMI, ottimizzare e integrare tutto in un unico ambiente con una soluzione commerciale di quelle che si usano nelle aziende strutturate. Sarebbe un sogno, vero?
Ci vedrei anche, infine, qualcuno addetto al R&D, attività che dovrebbe essere di competenza degli insegnanti ma poi, dovendo seguire molto di quanto descritto sopra che, in un presente tutt’altro che distopico e, perché no, ucronico è di pertinenza del corpo docente, alla fine devono pensare a mille cose e a volte l’attività in classe decade nel di cui. Ma se le scuole fossero tutte aziende piccole, medie e medio-grandi, probabilmente gli insegnanti lavorerebbero otto ore al giorno mantenendo la stessa quantità di ore di docenza di oggi ma poi, in un ufficio dotato di tutti i crismi come quelli delle imprese vere e proprie, potrebbe dedicarsi a migliorare la loro offerta didattica. Senza contare, ogni ventitré del mese, uno stipendio all’altezza degli altri mestieri, competitivo, incentivante e in linea con il resto del mercato.
Resta il fatto di chi paga tutto questo ma, come vi dicevo, siamo un blog e sui blog tutto è possibile.