Al primo piano abita invece Cora. Cora riceve i clienti in una stanza priva di un set di servizi igienici completi, un disagio a cui ha provveduto ricorrendo ad alcuni componenti removibili in plastica non integrabili, come è facile immaginare, nel sistema fognario del condominio. Cora è altresì la proprietaria del gatto che sfrutta l’unica uscita per accedere ai tetti attraverso il terrazzino dell’appartamento in cui vivo in affitto, così quando mi trovo al lavoro l’animale, se è fuori, deve attendere il mio rientro. Il gatto di Cora si chiama “Distinta Base” in onore di un facoltoso ingegnere assiduo frequentatore delle sue prestazioni. Quando i clienti si accomiatano, dalla porta socchiusa del suo studio si avvertono odori umani inequivocabili, per questo Cora si prende tutto il tempo necessario per aerare il locale. Spalanca le piccole finestre e mette a tutto volume le sue cassette di pop latino-americano, come se fosse la colonna sonora di un intervallo tra due proiezioni successive dello stesso film. Non a caso, qualche anno fa Cora ha tentato la strada del successo nell’industria cinematografica a luci rosse. Dicono che il suo manager avesse contatti con alcune case di produzione statunitensi specializzate nel settore e che fosse riuscito a procurarle un contratto in America per il ruolo di co-protagonista in una pellicola che raccontava una storia di incesto tra madre e figlia. Una sceneggiatura paradossalmente inconcepibile per il mercato hard a stelle e strisce tanto che le due attrici principali erano state costrette a girare una dichiarazione, inserita poi all’inizio del film, in cui assicuravano il pubblico del fatto che si trattasse di una storia inventata e che le due donne non erano legate da alcun rapporto di parentela.