Ho visto una vignetta simpatica, frutto dell’ironia del web, in cui un attempato Antonello Venditti si compiace di quel giorno in cui una sua canzone scala le classifiche di Spotify e che è il giorno prima del primo scritto degli esami di maturità. La canzone è “Notte prima degli esami” ed è stata composta quando non c’erano i quizzoni o le tesine e, soprattutto, c’erano dei prof mai visti prima a esaminarti con il beneplacito di un membro interno che, se per sfiga lo studente gli era inviso, non poteva che peggiorare la situazione. Questo per dire che la maturità presa prima, come dice il testo della canzone, sarebbe stata molto più impegnativa di quella di oggi, senza contare che la nuova formula targata 2019 resta un’incognita anche per gli insegnanti. Comunque stamattina ho sentito “Notte prima degli esami” – canzone che in condizioni normali mi fa cagarissimo – alla radio e che invece mi ha fatto sorprendere di un riflesso incondizionato di brividi mentre guidavo. Questo perché da vecchi, come sapete, certi freni inibitori e certe sovrastrutture culturali vengono presi a martellate e distrutti mattone per mattone dagli agenti emotivi come muri di Berlino.
Io ho fatto finta di niente e ho tirato dritto. Poi, tornato a casa, ho cercato se esistesse un video o qualcosa di riconducibile a una clip della canzone in oggetto. Considerate che dal 1984 a oggi c’è stato un film omonimo e tutta una letteratura contestuale e collaterale, una grande chiesa di retorica che va da Brizzi a Stefano Accorsi passando per Moccia, i lucchetti di Ponte Milvio e la Meloni. Infatti il video ufficiale di “Notte prima degli esami” risulta essere un polpettone degno de “La compagnia del cigno”, postumo quanto le magliette di “Unknown Pleasures” di H&M, e vedere questi ragazzotti così belli che ai tempi della mia maturità nemmeno si trovavano nel mondo delle idee di Platone guasta tutta la fantasia aumentata con cui trasmettiamo al presente lo storytelling della nostra esperienza con la fine delle superiori: la vistosa cresta punk occultata per non influenzare la commissione, la fibrillazione del poter parlare di David Bowie nello svolgimento della traccia di italiano, i pomeriggi di studio a casa di Raffaele comprensivi del cannonau messo in tavola a cena da suo padre, la presunzione di poter darla a bere al commissario di filosofia, la vistosa cresta punk mostrata appena terminato con successo l’orale, la sorpresa di vedere mia madre seduta tra il pubblico malgrado la preghiera di non farlo, Giorgio e Luca che mi aspettano sui gradini all’ingresso – anzi l’uscita – della scuola con una canna già pronta. E poi quella meravigliosa estate da quel giorno lì in poi, che così – davvero – non ce ne sono state più.