Ho sempre detto e scritto le bermuda ma qualcuno mi ha fatto notare che i pantaloncini corti sono maschili, a differenza del famoso territorio d’oltremare britannico nel Nord Atlantico, costituito da un arcipelago che comprende circa trecento isolotti corallini, venti dei quali abitati, detti le Bermude (errato il plurale Bermuda), peraltro tristemente associato a un triangolo misterioso oggetto di una narrazione horror plurisecolare. Al primo meritato caldo ormai tardo-primaverile la popolazione italiana corre a indossare questo capo d’abbigliamento casual per riversarsi nelle aree verdi vecchie e nuove delle città, lasciando scoperti i polpacci depilati e tatuati e abbinando l’ormai immancabile colletto della polo tirato all’insù. Ero stato in visita presso la sede di un cliente a Berlino, nella mia precedente vita professionale, in cui avevo notato quanto in ufficio i bermuda e le magliette da sei euro del Decathlon fossero una sorta di outfit aziendale nei mesi caldi. L’unico in camicia (pezzata) e pantalone lungo ero io in quanto italiano. Ma la naturalezza teutonica non ha nulla da spartire con la nostra finta informalità zarra. Comunque siamo giunti a un punto di non ritorno in cui bambini e cinquantenni, in estate, si conciano allo stesso modo e non li riconosci più. Stesse magliette, stessi accessori, stessa stazza.