Lino è rientrato dalla lunga trasferta di lavoro a Fiume con una sorpresa, e nei gruppi di matrice rock quando è il frontman a imbarcarsi in una storia seria ci sono sempre guai in vista. Sonja non ci ha pensato due volte a rifugiarsi in un paese al riparo dalla guerra, ma quando l’amore si mescola a drammi umanitari o anche a banali questioni di interesse, seppur nobile, è sempre difficile trovare una sintesi. In cambio Lino si è speso per la causa e ha deciso che la sua band potrebbe contribuire con la musica alla pace. Sonja è bella e conosce molte ricette tipiche della tradizione gastronomica croata ma in quanto a rock non sembra molto aggiornata. Nonostante questo, all’idea che ha avuto di chiedere al suo compagno italiano e ai The Log di suonare una canzone patriottica per sensibilizzare il popolo della musica giovane sul conflitto nell’ex Jugoslavia nessuno ha avuto il coraggio di porre dei dubbi. Una canzone che in Italia potrebbe essere suonata da artisti a metà tra il Duo di Piadena e i Modena City Ramblers non si può metterla in mano a gente che si atteggia da abitante di Seattle malgrado viva in un paesotto da qualche decina di migliaia di anime provinciali. La cover della canzone croata alla fine esce fuori tutto sommato dignitosa. Lino con un paio di musicisti dei The Log vengono persino invitati da una radio di Fiume. Trasmettono una demo registrata dal gruppo a spese loro e poi lo speaker li coinvolge in una breve intervista per capire il motivo che ha spinto una rock band meno che emergente di un paesi tradizionalista come l’Italia ad arrangiare una sorta di inno dell’indipendenza altrui. Sonja fa da interprete e quando deve tradurre la domanda del conduttore sul perché il brano sia stato reso così irriconoscibile rispetto all’originale non se la sente e chiede a Lino qualcosa sui prossimi concerti. A Fiume sono in molti, però, a capire l’italiano, ma narra la leggenda che di ascoltatori, a quell’ora, ce ne fossero ben pochi.