Al parco di City Life è pieno di gente che si gode il sole del Primo Maggio ed è un piacere anche arrivarci da una via dedicata a Demetrio Stratos e da una piazza intitolata a Elsa Morante. Ho sempre invidiato i quartieri nuovi con la toponomastica trasgressiva, provenendo da un posto a prevalenza di protagonisti del risorgimento, premesso che ho molti amici protagonisti del risorgimento. Intorno a questo che sembra uno scenario da film ambientato nel 2019 ma girato nel 1960 ci sono le nuove torri – costruite grazie ai progressi della modellazione digitale in campo ingegneristico – e il centro commerciale con cinema incluso che è un posto bellissimo perché dentro (soprattutto nel periodo invernale) ha spazi comuni dotati di tutti i crismi presi d’assalto da studenti e gente che lavora senza un ufficio fisso. Poco più in là si vede il tetto volutamente accartocciato del MiCo e, oltre quell’insieme di spilli colorati in cui i bambini si rincorrono e i turisti cercano lo scatto fotografico d’effetto, si riconoscono le linee dell’edilizia residenziale del futuro. Un futuro di soli ricchi, chiaro, ma a Milano va bene così.
Sui prati si vedono famigliole attrezzate con le mini-tende del Decathlon per assicurare un po’ d’ombra alle pelli più sensibili. I più temerari leggono il Kindle sdraiati su un telo e spogliati sufficientemente per favorire l’abbronzatura. Coppie e single, gruppi di amici e solitari con il cane a fianco. In bici si fa fatica perché sui sentieri si procede solo mettendo i piedi a terra, vista la ressa. Ne approfitto allora per fermarmi e fare una foto da mandare a mia moglie che è rimasta a casa per finire una serie su Netflix. Il paragone con il Mauerpark è d’obbligo. Manca il consueto karaoke e mancano i berlinesi e il loro modo unico di appropriarsi del tempo libero e degli spazi pubblici pensati per il tempo libero. E poi, a differenza loro, i milanesi sono vestiti troppo bene per occasioni di disimpegno come queste.