Roberto mi chiedeva spesso di copiare i compiti e in cambio mi invitava al ristorante di suo papà per mangiare pizze a sbafo fuori dagli orari di punta. Il pizzaiolo la faceva con i bordi alti e morbidi e con il basilico, come la vera pizza napoletana, e quando i figli sono diventati grandi hanno preso il posto del padre. Ciro, il fratello minore di Roberto, si è messo al forno e fino a quando c’è stato lui la qualità era ulteriormente migliorata. C’era persino una storia a fumetti del Lanciostory che era ambientata il quel locale. Ciro era una sportivo e scoppiava di salute, non per questo il destino gli ha risparmiato una scomparsa prematura. Sul giornale c’era scritto che al momento di scegliere con quale brano musicale essere associato per la sua vita eterna aveva indicato un pezzo a scelta tra le tracce di “Breakfast in America” dei Supertramp. Una scelta intelligente. Peccato però che per non si sa bene quale errore di trascrizione ora la sua permanenza è abbinata a “19” di Paul Hardcastle, un brano che esula dai suoi gusti mainstream e che è da poco tornato in auge anche nella mia memoria perché il PIN della mia nuova scheda telefonica riesco a ricordarmelo mettendo insieme l’anno di nascita del mio testimone di nozze e, appunto, quella cifra che sta a indicare l’età media dei morti americani durante la guerra del Vietnam. Roberto ora gestisce a tutti gli effetti il ristorante che su Trip Advisor risulta essere il migliore della città. Io vengo da lì. Ho chiesto anch’io che a Ciro gli sia cambiata la colonna sonora ma, purtroppo, queste faccende vanno per le lunghe. Se succederà, il merito sarà anche il mio.