I refusi possono scappare, proprio come i rutti quando sbadigliamo, ma riflettono fedelmente la scarsa attenzione con cui facciamo le cose ai tempi dei social e del touchscreen usato per scrivere sui social. Per non parlare della pigrizia con cui ci approcciamo alla comunicazione scritta e non si spiega perché abbiamo fatto della messaggistica istantanea la nostra bandiera relazionale – almeno fino alla diffusione dei messaggi vocali – quando ci fa fatica scrivere due parole in croce con i ditoni che ci ritroviamo e riteniamo inammissibile lo sforzo di concentrazione che comporta rileggere rutto, ops intendevo rileggere tutto, per evitare equivoci.
Gli errori di scrittura sono ancora più deleteri quando vogliamo comunicare parole gentili o belle o comunque garbate al destinatario e, senza volerlo, basta un refuso a trasmettere ben altro. Leggevo poco fa, sotto a un commento a un post su Instagram di una forte giocatrice professionista di volley, l’omaggio di un fan che – volendo fare il galante – anziché scrivere “è proprio un grande sport” ha scritto “è proprio un grande spot”, riducendo di molto la portata positiva del suo messaggio, mettendo persino in discussione l’onestà intellettuale della sua beniamina e abbattendo la possibilità di fare colpo sul destinatario e sul resto dell’audience.
A completare l’opera ci si mettono spesso i sistemi di correzione automatica che funzionano per le parole del quotidiano ma risultano molto meno efficaci se vi esprimete con termini desueti o quando state scambiando informazioni nel linguaggio tecnico specifico di qualche disciplina il cui dizionario non è contemplato nella conversazione entry level. Comunque il mio consiglio è quello di dare un’occhiata in più prima di credere in dio. Cioè, volevo scrivere prima di premere invio.
Io ne faccio troppi di refusi e mi basterebbe rileggere, ma la fretta…