Possiamo liberamente farci prendere in giro dai nostri figli o dai giovani che popolano le nostre vite sul fatto che numerose nostre azioni giacciono incompiute a documentare, come fermo-immagine in tre dimensioni, la crescente difficoltà che accusiamo nel portare a termine incarichi elementari sia impartiti dai nostri più comuni superiori – la coniuge, in primis – che avviati di nostra iniziativa. La lavastoviglie lampeggia in attesa dell’input decisivo, la pelle delle guance lancia i suoi alert di fastidio cutaneo richiedendo la passata conclusiva di dopobarba a termine della rasatura, la carbonara risulta di scarso appealing priva del guanciale a rinforzo degli altri ingredienti la cui preparazione si è persa chissà quanto prima. Per non parlare dell’imbarazzo con cui le cose ci osservano dagli armadietti, dagli scaffali e dai cassetti mentre le contempliamo nella speranza di scorgere quello che ci ha spinti lì prima di perdere l’attimo decisivo in cui l’essenza degli oggetti dovrebbe intercettare la nostra volontà e chiudere il processo della ricerca. Il tempo tra la decisione di fare una cosa e la messa in pratica dell’azione è sempre più ridotto. Ciò accade anche nella scrittura ed è questo il motivo per cui spesso a noi blogger ci capita di lasciare i post incompl