Dopo tre decenni di dittatura ludica digitale, finalmente gli appassionati delle battaglie in scatola, come vengono amorevolmente definiti dai detrattori dei passatempi unplugged, possono riprendere con orgoglio a dichiarare il loro standard di divertimento. Il successo che Musiko, il nuovissimo e geniale gioco da tavolo lanciato dalla multinazionale del gaming Giochisfarzosi, ha sorpreso infatti un po’ tutti. Nell’era di Minecraft e in un momento in cui non c’è millennial under 18 che non imiti uno di quei sciocchi balletti di Fortnite, nessuno si sarebbe mai aspettato che il trend virasse verso un passatempo senza computer e Internet. Il fatto è che Musiko va a stuzzicare dal vivo una delle passioni che giacciono sopite nel DNA dei giovani e che la sovraesposizione ai contenuti musicali, generata dalla disponibilità senza soluzione di continuità di sistemi di approvvigionamento gratuiti come Youtube e Spotify, aveva banalizzato. Al contrario, in Musiko sono i giocatori che devono affermarsi con i loro generi preferiti.
Quali sono le regole? Il piano di gioco di Musiko è la pianta di una metropoli suddivisa in quartieri che, all’inizio della partita, vengono assegnati a una banda giovanile. Ogni giocatore può scegliere tra dark, punk, metallari, tamarri, skinhead, fighetti che studiano musica classica, b-boy, sfigati ascoltatori di progressive, giovani vecchi-dentro fan dei cantautori italiani, discotecari, rockabilly, ignavi a cui sta bene tutto e che comprano persino le compilation di Sanremo e i musicisti jazz (sempre i soliti quattro gatti che se la suonano e se la cantano).
Ogni banda giovanile è rappresentata da una pedina verosimigliante a un tipico rappresentante del gruppo in questione. Attraverso il lancio dei dadi, si sceglie di invadere il quartiere limitrofo con un numero a scelta di artisti/band/cantanti tra quanti se ne hanno a disposizione, rappresentati da una stella. Ognuno di questi elementi di assalto è dotato ovviamente di un punteggio che fa riferimento al suo valore artistico che, nello scontro con un artista rivale, può fare la differenza. Facile fare un esempio: se ho i dark e invado il quartiere degli ignavi attaccando con la stella che rappresenta i The Cure la stella che rappresenta Anna Tatangelo, è chiaro che, grazie al mio punteggio determinato dal valore della band di Robert Smith, avrò la meglio e potrò contribuire alla conquista del quartiere. L’obiettivo finale è sbaragliare le bande giovanili nemiche assicurandosi l’intera città e imponendo il genere musicale professato attraverso l’affissione di poster di concerti dei propri beniamini, vietando il commercio e la diffusione di tutto il resto della musica e ridefinendo i parametri di buon gusto secondo il proprio.
La febbre di Musiko sta dilagando e non sempre è facile trovarne una confezione sugli scaffali dei negozi e dei supermercati. Siamo già alla quinta edizione e le scatole continuano ad andare a ruba. Su Amazon e presso gli altri portali di e-commerce non sempre il gioco è disponibile e, come avviene per le mode di tendenza, si è già sviluppato un mercato parallelo in cui venditori non ufficiali chiedono cifre di molto superiori al prezzo di partenza. Gli ideatori di Musiko stanno già pensando a una versione aggiornata del gioco con l’introduzione di nuovi protagonisti del disagio giovanile, a partire dai grunge, gli emo, i fan dell’indie italiano e gli impresentabili seguaci della trap con le loro tute da ginnastica sottomarca. A presto, quindi, con Musiko 2, il gioco da tavolo in cui è la musica a essere la protagonista.