Ora che mia figlia è grande ridiamo insieme su alcuni comportamenti educativi irrazionali che, da genitori, abbiamo avuto nei suoi confronti, a partire dalla smania di metterla in contatto con proposte culturali alternative. Un approccio esemplificabile nel cinema di animazione: per offrirle un modello contrapposto ai film a cartoni tradizionali l’abbiamo esposta a titoli talvolta piuttosto strani, se si prende come riferimento il cinema Disney/Pixar/DreamWorks. Ecco quindi una lista di film d’animazione utili a far maturare la consapevolezza, nei vostri ragazzi, che il capitalismo americano e la politica delle multinazionali sia la causa principale della globalizzazione dell’entertainment e che papà e mamma sono dei dementi.
Per fare i fighi con i genitori dei loro amichetti con cui vi troverete in competizione potete, innanzitutto, sfoggiare la vostra passione per il cinema di Michel Ocelot, uscito peraltro qualche giorno fa con il nuovo capolavoro Dililì, film che non ho ancora visto ma sulla qualità del quale non nutro nessun dubbio. I fondamentali di Ocelot sono comunque l’imperdibile Kirikù e la strega Karabà (tra l’altro la strega Karabà è una gran figa) e soprattutto l’incantevole Azur e Asmar, un film con un livello estetico d’animazione senza confronti. La storia è molto bella e utile se volete passare qualche valore di uguaglianza e integrazione, in questi tempi bui per la fratellanza, l’inclusione e la solidarietà.
Ancora sul fronte francofono una bella botta all’ottimismo dei vostri figli la potete dare con Appuntamento a Belleville di Sylvain Chomet, pellicola stravagante in cui si tratta di ciclismo e stereotipi tra Francia e Stati Uniti, ovvero come gli uni vedono gli altri reciprocamente. Disegni strepitosi, a mio parere, e prodotto complessivamente da adulti e da adulti che vogliono far passare come adulti i bambini di casa.
Poi c’è tutto il capitolo degli anime. La filmografia è infinita e io sono la persona meno indicata a parlarne. Credo però che la produzione di Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli meriti un plauso. La mia esperienza diretta si limita a due filoni: quello romantico e leggero, che i bambini possono vedere senza traumi, composto da Il mio vicino Totoro (anche se quando Totoro urla o compare l’autobus a forma di gattone sono passaggi inquietanti), Kiki – Consegne a domicilio, I sospiri del mio cuore e Ponyo sulla scogliera. Sull’altro versante c’è, invece, il filone in grado di alterare per sempre il rapporto tra i vostri figli e la fantasia, tanto sono film completi, che comprende titoli straordinari come Il castello errante di Howl, Princess Mononoke, Nausicaä della Valle del vento e soprattutto La città incantata, film in cui la scena dei genitori trasformati in maiali può terrorizzare anche i bambini più temerari (e da cui mia figlia non si è più ripresa).
Se volete alimentare simultaneamente l’educazione cinematografica con quella musicale provate con Yellow Submarine, intramontabile cartone (nel senso anche di acido) sui Beatles. I vostri figli non capiranno nulla perché è un film veramente datato dal punto di vista dello stile. Però potete presentarlo come un lungo videoclip animato con alcune delle più belle canzoni del quartetto di Liverpool.
Discorso analogo per l’italianissimo Vip – Mio fratello superuomo di Bozzetto, utile per spiegare ai millennials che cosa fosse il secolo scorso in termini di buone intenzioni e di valori sociali. Resta comunque un capolavoro e, a mio parere, uno dei film a cartoni meglio realizzati in assoluto.
Mia figlia sostiene tutt’ora però che il primato della cosa più assurda che le abbiamo mai fatto vedere sia Panico al villaggio, film belga del 2009 diretto da Stéphane Aubier e Vincent Patar. Completamente girato in stop motion, i protagonisti sono due giocattoli di plastica che si muovono con tanto di piedistallo e che combinano disastri, un’esperienza davvero surreale e che, per questo, consiglio vivamente perché si tratta di una visione che susciterà domande alle quali non sarete in grado di rispondere.
Per chiudere, ci sono comunque pellicole della Disney che conoscono in quattro gatti con cui potrete gonfiarvi la bocca per farvi percepire dei veri alternativi dal prossimo, a partire da Chicken Little – Amici per le penne, la storia di un pulcino sfigatissimo che conquista la popolarità del suo paesello in un crescendo di azione. Superlativa la colonna sonora, i riferimenti alla cultura pop, i dettagli di alcuni personaggi, a partire dal riccio che fa il DJ, e la sigla finale, da seguire sino all’ultimo frame.