[questo articolo è uscito su Loudd.it]
Il disco della maturità arriva per tutti e solitamente coincide con qualcosa di piacevolmente ingombrante, un desiderio privato che va a insinuarsi tra le dinamiche artistiche, mette a repentaglio le priorità e apre pericolose falle nella comfort zone ispirativa. Sposta il baricentro dall’ego e, come per incanto, la musica ne trae beneficio. Sharon Van Etten ora è madre e, di conseguenza, cardine di una dimensione in qualche modo strutturata. Una pienezza che dalla vita inevitabilmente tracima in un disco e va a mettere in discussione il presente, offrendo al contempo una nuova lettura del passato e tentando qualche previsione sul futuro.
“Remind me tomorrow” è un album così piacevole da riuscire a rimettere in ordine nel giro di una decina di tracce il fastidioso caos che regna in quell’assurda foto di copertina. Un disco che sancisce la conquista di una vetta compositiva raggiunta grazie a tutta l’esperienza sviluppata in passato nei tortuosi sentieri dell’alternative folk e del songwriting, nobilitati qui da un raffinato indie-rock di matrice alternative ed elettronica. “Remind me tomorrow” è sicuramente qualcosa di veramente differente da quanto prodotto in precedenza. Sharon Van Etten non è più solo la cantautrice delle origini. Cercate la prova di questa sorprendente trasformazione nella ricchezza dei synth, nei ritmi corposi e trascinanti, nelle atmosfere a tinte fosche frutto della collaborazione con il produttore John Congleton. Fattori che fanno di “Remind me tomorrow” un lavoro originale e intenso. Un album ambizioso ma in cui Sharon Van Etten si legge pienamente consapevole dei suoi punti di forza e, di certo, il migliore della sua carriera.
Tutto torna. Oggi la cantautrice statunitense si fa chiamare addirittura Sharonvanhalen su Instagram e dai brani del suo nuovo disco sembra così completa da non lasciare nemmeno un solco al dubbio. Le storie della sua vita passata le ha definitivamente archiviate, relegate all’ultima traccia dei suoi album precedenti, assieme al dolore indotto dagli amori ormai remoti. “Remind me tomorrow” è un disco granitico, la cosa più solida di quanto si possa immaginare prodotta dalla stessa cantante di un brano come “Serpents”. Una vita fa.
Così ci piace pensare che quanto di straordinario sia accaduto nel periodo che separa “Remind me tomorrow” da “Are we there?” e dalla sua appendice alternative country “I Don’t Want to Let You Down” – l’amore, la maternità, fare l’attrice in The OA – sia la matrice delle dieci canzoni che compongono il suo ultimo lavoro e ne rispecchi l’essenza. Ed è sufficiente fare un po’ di attenzione per cogliere tutto questo nella sua nuova musica, come un velo di un qualcosa di mai sentito in Sharon Van Etten che, a contatto con l’esperienza di ascolto, porta la materia sonora verso uno stato di completezza che è in grado di commuovere, tanto è piacevole. Quella serenità che solo l’equilibrio è in grado di far provare, oltre ogni conflitto, al di là di qualunque turbamento.
Per questo risulta anche difficile entrare nel merito dei brani. “Remind me tomorrow” si lascia percepire come un’opera scolpita da un unico blocco di materia, senza la minima giuntura, un flusso continuo di rimandi a una dimensione in cui il basso è continuo, gli accordi una corrente che trascina via, la voce il riferimento costante che non concede margini di smarrimento, nemmeno quando si sdoppia per lasciarci nell’ingrato compito di scegliere quale melodia seguire a scapito della sua gemella. “No one’s easy to love”, canta Sharon Van Etten, ma per noi amare lei questa volta è ancora più facile.