A mia figlia è caduto il portatile che teneva in grembo per studiare scienze stravaccata sul divano. Il portatile ha preso una bella sberla ma non sembra aver subito danni particolarmente gravi se non che ora, a seconda di come sfiori il touchpad, la tastiera scrive a ripetizione nbz nbz nbz nbz nbz nbz nbz nbz nbz nbz nbz. Il che non sarebbe un problema se volessi scrivere un articolo o anche, perché no, una poesia in cui il ricorrere di versi come nbz nbz nbz nbz costituisce una componente fondamentale per il testo in questione. Non mi piace che mia figlia studi con il portatile ma la sua prof, che ci ha fatto comprare un libro di testo pagato – usato – 15 euro, distribuisce slide con il sunto del sunto e finisce che poi, i ragazzi, studiano a memoria quelle nozioni senza approfondire il contesto che potrebbero avere a disposizione se usassero il libro (pagato usato 15 euro e che tutt’ora giace intonso sullo scaffale della cameretta di mia figlia). Che poi, obiettivamente, scienze al liceo classico non dovrebbe essere altro che una materia cenerentola, ma questo è un altro discorso.
Ma, a ragionare così, tutto è un altro discorso. I ragazzi che studiano con il portatile studiano davvero o guardano le serie su Netflix? E che cosa si deve fare quando il computer sembra indemoniato e scrive a raffica cose tipo nbz nbz nbz nbz nbz? E poi perché, tra tutte le parole, proprio nbz nbz nbz nbz nbz? Manco a dirlo, non sono l’unico al mondo a cui è successo. Provate a leggere qui.
Comunque se adesso vi state divertendo con questo post e non, invece, osservando parole di senso compiuto alternate a enigmatiche sequenze di nbz nbz nbz nbz nbz è perché, per scrivere, dopo mi sono spostato su un altro dispositivo ma, come è facile immaginare, oramai l’ispirazione era andata a farsi friggere. Avevo iniziato un post che diceva una cosa tipo “la città metropolitana significa che tutto intorno alla città c’è una grande città che non finisce mai. Non c’è distinzione tra un comune e quello successivo” e tutto perché, mentre andavo a pagare il falegname che mi ha costruito un armadio su misura per l’ingresso, mi sono fermato lungo una di quelle strade provinciali che portano da Milano verso nord, che hanno il suffisso in -ina e che, appunto, sono un perpetuo susseguirsi di paesi senza soluzione di continuità. Mi sono fermato a fotografare un edificio su cui campeggiava la scritta “mostra”. Ho accostato apposta perché non capivo il senso. Mostra di che?, mi sono chiesto.
Poi, avvicinandomi a piedi, mi sono accorto che c’era una parte dell’insegna coperta da un edificio antistante e che la scritta completa era “mostra del mobile artigianale” o qualcosa del genere. C’è un intero distretto di falegnami, da quelle parti, famosi ovunque per la qualità dei mobili che producono. Quindi c’è la possibilità che qualche entità abbia preso possesso del mio portatile per impedire la conclusione di un post abbastanza inutile. E, se è così, l’entità ha centrato il suo obiettivo. Oppure no. Magari un giorno si scoprirà che nbz nbz nbz nbz nbz era il messaggio di una civiltà aliena che cercava di mettersi in contatto con qualcuno qui, sulla terra. Cari alieni dell’nbz, se è così sappiate che avete trovato la persona giusta. Nbz nbz nbz nbz nbz anche a voi.