Sicuramente dai tempi di Gutenberg, ma potrei scommetterci che succede anche da prima, nelle attività di impaginazione dei testi si fa a gara a mettere in risalto parole, concetti e argomenti in modo tale che colpiscano il lettore e possano costituire una priorità di attenzione rispetto ad altro. Il neretto (o bold) è l’escamotage più alla portata di tutti. Poi ci sono i box
nei quali mettiamo citazioni o contenuti che debbano avere il giusto rilievo, in certi casi con tabelle o grafici tali da costituire un approfondimento di qualcosa,
avete presente? L’utilizzo di porzioni di spazio nella carta stampata e non per mettere in evidenza qualcosa è poi ampiamente diffuso dalle case editrici nei libri di testo scolastici. Qui la faccenda si fa un po’ più complessa perché dovrebbe risultare efficace inserire analisi legate a quanto esposto nella parte più istituzionale. Faccio un esempio anche se so che avete capito: mentre nelle colonne centrali sono esposti gli avvenimenti storici, nei riquadri a margine o in pagine rese con una grafica differente si va nel dettaglio dei risvolti culturali o con la biografia di un particolare personaggio e cose così.
In realtà capita che miliardi di alunni al mondo, cresciuti nella mentalità di fare il minimo indispensabile quando si tratta di studiare, applicano il meccanismo psicologico per cui si salta a piè pari tutte le parti che possono essere d’intralcio al tempo standard da dedicare alla comprensione stringata dei fatti. Ci sono tonnellate di riquadri, schemi e foto con didascalia inutilizzati da studenti di tutti i tempi e di tutto il mondo che giacciono intonse in qualche discarica culturale senza nemmeno una sottolineatura, una parola passata con l’evidenziatore o una crocetta a margine che sta a significare che anche quella parte lì è da fare per domani e, anzi, forse è anche più importante del corpo della lezione con le date, i nomi e i luoghi delle battaglie.
Così ho pensato che sarebbe bello raccogliere tutti questi scarti didattici, frutto dello sforzo di autori, studiosi e editori per realizzare i quali hanno magari anche pagato profumatamente esperti della tale materia a dare una mano. Creare una sorta di enciclopedia degli approfondimenti in modo che resti incellofanata sugli scaffali di una delle tante biblioteche dei testi sopravvalutati ma che, almeno, nella ricchezza di colori sgargianti, foto appariscenti e titoloni a corpo quaranta, tutti quei volumi (se ne potrebbero produrre milioni di milioni) restino tutti uniti per qualcuno finalmente curioso che, in futuro, vorrà saperne di più.