Anziani uguale comfort. Questo è il tentacolare trend che prende il genere umano superata una certa soglia anagrafica, mai come oggi variabile di persona in persona. Ci sono vecchi che si conciano da ragazzini e c’è gente di mezza età che già pregusta il momento in cui potrà smettere di vergognarsi dall’indossare la giacca da camera blu e mettersi a leggere in poltrona il Corriere, in pantofole, fumando la pipa e godendosi il meritato retirement. Di certo, l’età che avanza ci impone il ricorso a cose che ci fanno stare bene e siamo persino più propensi a non lesinare per circondarci di agi. Beviamo acqua con le bolle perché dà sensazioni più forti, ci affidiamo alle associazioni che organizzano gite in città europee in pullman, sacrifichiamo l’eleganza alla comodità e, soprattutto, ci stanno sempre più stretti gli eccessi di cui ci siamo vantati in gioventù, il dormire in maglietta e boxer anche in inverno su tutti. L’impatto di gambe e braccia nude con il freddo delle lenzuola – una sorta di tuffo notturno nelle acque gelide del sonno – non riaccende più antiche brame come una volta e nuove priorità balzano al top delle classifiche personali del sentirsi a proprio agio. Esigenze mai provate subentrano a rodate routine consolidate negli anni, il primo segnale che il nostro corpo, specchio del nostro spirito, esige un cambiamento. Per questo, dalla scorsa notte e per la prima volta nella mia vita, ho giaciuto nel mio letto in pigiama. La pelle non gradiva più l’esser lasciata scoperta – complice il repentino cambiamento di microclima domestico dovuto all’avvento delle termovalvole che, diciamocelo, sono una cagata pazzesca – e la tuta a cui ricorrevo nei casi di emergenza risultava ingombrante all’eccesso, con il suo tessuto inadatto alle coltri. Ho deciso così di investire ben 19,99 euro all’Oviesse per un comodissimo pigiama in quello che sembra un cotone leggermente felpato. Il risultato è da cinque stelle, se non mi fosse invisa quest’espressione per ovvi motivi di antifascismo militante. L’esperienza del sonno con il pigiama è stata superlativa. Il tepore tra le coperte si è diffuso entro i parametri della perfezione per favorire il massimo del comfort. Al risveglio mi sono ritrovato ancora sorpreso dell’efficacia di un involucro in tessuto pensato per dilatare gli effetti del ristoro notturno. Che bella invenzione, questa del pigiama, già non ne posso più fare senza. Ecco finalmente un’abitudine nuova di zecca pronta da confermare, sufficientemente degna di prendere il posto di altre ossessioni da cinquantenne come dotarsi della discografia completa dei Led Zeppelin o correre almeno venticinque km la settimana indipendentemente dal meteo e dal raffreddore. Ai prossimi saldi imminenti ne farò incetta, tutti rigorosamente blu.