Alla primaria ci sono classi in cui tutto è in miniatura a partire dagli studenti. Se, come me, fate parte del corpo docente e superate il metro e ottantacinque di altezza, durante la tipica lezione frontale quando i bambini stanno seduti l’effetto è quello di Gulliver tra gli abitanti di Lilliput. Al momento ho una quinta ma ho scoperto che anche a nove o dieci anni ci sono certi soggetti veramente piccolissimi. A volte vengono a rivelarmi qualche confidenza così devo scendere al loro livello perché un po’ sono sordo io e un po’ non si capisce niente di quello che dicono. Così mi chino per portarmi all’altezza della bocca oppure mi inginocchio e così finisce che mi bisbigliano nelle orecchie le cose più assurde. Potete invece immaginare i nani che bazzicano le prime e le seconde. Ho fatto qualche supplenza e, resti tra noi, mi sono divertito molto di più che a stare tra quelli più grandi che sono già lì pronti a spiccare il salto nell’adolescenza e perdere quel fattore che rende i bambini unici, e cioè il fatto di essere bambini e piccoli. Le vie di mezzo sono un po’ così, non me ne vogliate. A me poi piace girare tra i banchi perché a stare in cattedra proprio non mi ci vedo. Se ci devo rimanere mi ci siedo sopra e una volta, senza pensarci, mi ci sono quasi sdraiato e poi ho capito da quelli che ridevano che non mi stavo comportando da maestro. Così passo tra le file perché mi piace, mi viene voglia di dare il cinque o di fargli pat pat sulla testa ma mi trattengo perché tutti mi dicono che poi, se dai troppa confidenza, gestire la classe non è per niente facile e già ho i miei problemi con tutte le cose poco convenzionali che cerco di insegnare. La cosa più difficile resta però passare tra i banchi con il quarantasei di scarpe, in un caso quarantasette. Chi ha i piedi lunghi sa bene che una parte, quella che va oltre la dimensione naturale, fuoriesce dalla percezione che abbiamo dell’ingombro che il nostro corpo occupa. Per me i miei piedi finiscono più o meno all’altezza delle nocche e tutto il resto è extra e così è tutto un dare calci a quelle mini-sedie che sembrano l’arredamento di una casa delle bambole. Non so se i miei alunni ci fanno caso. Io faccio finta di niente ma sono certo che, entro la fine del primo quadrimestre, avrò preso le giuste misure.
Fanno caso a tutto i bambini e sono sicura che andranno a casa a raccontare che il maestro sbatte sempre contro le sedie con i piedi 🙂