Parlare d’amore non è difficile come parlare di musica. La prova è che nessuno tira mai in ballo quell’aforisma di Frank Zappa sul fatto che parlare d’amore sia difficile quanto ballare di architettura o cose di questo tipo, il che è curioso perché, come la musica, l’amore si fa e quello è, tra l’altro, uno degli aspetti più piacevoli dell’amore in sé. La musica si suona e l’amore si canta, per dire. Oppure durante l’amore si fanno certi versi che solo l’amore induce a fare mentre siamo impegnati a fare l’amore, e la prova è che la storia dell’uomo è piena di versi d’amore che probabilmente sono gli stessi versi che poi, chi ci sa fare bene con le parole, mette in bella copia. Non stiamo a fare qui un trattato di storia della poesia, ci vorrebbe ben più di un blog. Basta che ciascuno di noi tenga a mente un pezzettino di qualche strofa che celebra l’amore e tutti insieme potremmo ricoprire il mondo di amore scritto. Ve lo immaginate? In questo rincorrersi di bellezza, mi piacerebbe portare il mio bigliettino con una piccola frase per parlare d’amore e scriverei quel verso che dice che l’amore che strappa i capelli è perduto, ormai. Lo so, sembra una cosa un po’ triste ma dell’amore bisogna parlarne non solo durante ma anche dopo, perché è come se ci fossero delle onde che produciamo quando amiamo e siamo amati che sono differenti da quelle sonore delle canzoni. Restano in eterno e so che ve ne siete accorti anche voi. Corrono lungo frequenze diverse perché il canale che identifichiamo con il cuore trasmette attraverso una modulazione più evoluta, per usare la metafora della radio e per banalizzare sempre l’amore con il cuore. Un binomio penalizzato dalla rima che da sempre ci trasciniamo ma che ci volete fare, i versi sono così e le canzoni nascono per essere volatili, ma poi succede che restano per sempre, come quella che vi ho portato di esempio, e per parlare d’amore, se finiscono le parole, possiamo attingere da lì e far finta che siano le nostre.