“Sarebbe magnifico” è un modo di dire che mi ricorda una cliente che avevo nel precedente lavoro. Via mail mi scriveva cose tipo “se riuscissi a consegnarmi il testo entro domani pomeriggio sarebbe magnifico”, ma questo altro non era che un modo per intrappolarmi in una scadenza vertiginosa mascherata dietro un’inutile smanceria. Ma non è stato solo il reiterarsi di “sarebbe magnifico” letti nelle comunicazioni di questa mia ex cliente che mi ha portato a odiarla. Le email contenenti le richieste che, secondo lei, sarebbe stato magnifico esaudire entro una tempistica inverosimile erano precedute dalle sue telefonate in cui mi anticipava il contenuto della email che stava per inviarmi. Quando compariva il suo numero sul display del telefono sentivo di detestarla ancora di più perché la sua voce melliflua in cui concentrava ansia e nervosismo articolati in una logorrea fuori controllo era quanto di peggio ascoltare soprattutto nelle ore finali della giornata lavorativa, quando la massima a 160 imponeva un veloce distacco dai fattori di rischio come il controllo e la pazienza forzata dopo una giornata di lavoro su un computer dalle prestazioni inqualificabili. Ogni tanto mi capitava di doverla incontrare, e in quelle occasioni mi sforzavo di non prenderla a pugni in faccia, di non vomitarle addosso il mio disprezzo, di non sfasciarle il suo laptop di gran lunga più performante del mio sulla testa. Tutto questo perché stavo per scrivere un post che iniziava proprio con le parole “sarebbe magnifico” e che continuava dicendo “fare questo lavoro qui” ma non appena ho scritto “sarebbe magnifico” mi è venuto da metterlo tra virgolette perché mi ha riportato alla mente questa mia ex cliente e mi sono altresì ricordato anche che una delle qualità principali per cui ero stipendiato nel lavoro che svolgevo prima era quella di non sbroccare con i clienti. E questa, vi assicuro, non era l’unica.