L’ironia sulle t-shirt è una delle più belle invenzioni della contemporaneità (e il mio amico ideatore di “Magliette sbagliate” è il Massimo esponente di questo fenomeno), seconda solo alla t-shirt come mezzo di comunicazione di qualcosa che vogliamo dire al prossimo senza proferire parola e solo “essendo”, quindi con il nostro corpo, con il nostro muoverci in spazi condivisi da altre persone che leggono i messaggi che ostentiamo orgogliosamente stampati sul nostro torace o altrove. La settimana scorsa, mentre correvo in un parco qui vicino, avevo qualche passo davanti a me una ragazza che indossava uno di quei capi fatti in tessuto tecnico che recava sulla schiena una frase che suonava più o meno come “non perdere tempo a leggere, concentrati sulla tua corsa”. Ho pensato allora che si potrebbero realizzare pantaloncini da corsa con le scritte dietro, pratica già ampiamente in uso in quegli sport femminili che poi la tv trasmette e in cui i cameraman si soffermano sul didietro delle giocatrici, dove gli sponsor intelligentemente posizionano i loro marchi. Così sul retro dei pantaloncini da corsa si potrebbero stampare avvertimenti del tipo “cazzo guardi, ho meno della metà dei tuoi anni” o cose simili, così a chi gli è caduto l’occhio si ravvede subito e torna sul messaggio ironico e sicuramente più in linea con lo sport ubicato sopra. Capita però talvolta che le scritte sui capi di abbigliamento siano particolarmente fuori luogo. Le prime pagine dei quotidiani online vedono ancora fresca di pubblicazione la nazi t-shirt di taglia XXXXXLLLL (taglia che, vista la stazza di chi la indossa, sarà stata di certo tessuta ad hoc) in cui campeggia il mash-up tra il logo della Disney rivisitato con il tetro cancello di un campo di concentramento e, sotto, la scritta Auschwitzland che no, non è la versione da topo di fogna delle vignette di Charlie Hebdo. Roba di gusto inqualificabile che mi ha fatto riflettere sul fatto che, ovunque nel mondo, sia impossibile, ancora oggi, scindere l’essere fondamentalmente sottosviluppati nel cervello dall’essere nazifascisti. Potremmo rispondere con il logo Dreamworks e, anziché l’omino che pesca sulla mezzaluna, disegnare un omone pelato appeso alla luna a testa in giù perché la giustizia è un sogno che funziona, sempre. La grafica fatela voi, mica voglio rischiare una denuncia.
Indecente la tipa è la maglietta