Nell’intervista in cui P. G. racconta la sua esperienza all’edizione di X-Factor del 1982 (se quella che sta per cominciare è la dodicesima, stiamo parlando dell’edizione meno venticinque e il problema non sono tanto i numeri relativi semmai è risalire a quale canale televisivo abbia mandato in onda il programma, considerando le emittenti disponibili ai tempi) il celebre cantante ammette quanto il suo cognome, così appagante per il pubblico del format canoro e per l’immaginario collettivo, sia stato un vero e proprio lasciapassare per il successo. Annoverato nei casi limite tra i principali studiosi di araldica, onomastica e antroponimia, G. è un cognome che trasmette opulenza, benessere e anche un pizzico di esterofilia. Se poi ci aggiungete che P. G. è stato uno dei primi a sperimentare la formula delle one man band nel senso di più lato del termine – più musicisti in carne, ossa e testa in una sola persona – è facile immaginare il motivo per cui, a così tanto tempo di distanza, risulti ancora un argomento di dibattito. D’altronde ne avevamo già discusso: la possibilità di concentrare diverse persone in una permette intanto un’economia di scala senza confronti, consente ai diretti interessati di non presentarsi da soli di fronte alle occasioni di dolore e alla morte stessa, genera risparmi senza precedenti (con un unico corpo umano si nutrono, si vestono e vivono più persone, quindi occorre sottolineare anche il beneficio in un’ottica di impatto ambientale) e sdrammatizza tutte le occasioni in cui la responsabilità di un’azione dev’essere ricondotta a un solo colpevole (nel male) o a un unico protagonista (nel male). Per i musicisti, oltre a tutto ciò, c’è anche il fattore del saper suonare tutti gli strumenti necessari ad avviare un progetto artistico – solista ma solo in apparenza – in tempi rapidissimi. P. G., ai tempi, ospitava Paolo alla chitarra solista, Fabio alla chitarra ritmica, Salvatore al basso e Mauro alla batteria. Non c’era bisogno di una sala prove capiente ma era sufficiente uno spazio ridotto e adatto a una persona sola. Tenete conto che la computer music era appena agli albori e quindi proporsi con una band al seguito risultava ancora imprescindibile, mentre averla tutta dentro di sé, come facile immaginare, una vera e propria marcia in più.