Da quando esistono gli spot i sociologi della comunicazioni e chi studia le nostre reazioni alle sollecitazioni dei mass media caldi sostengono che comunque, anche senza rendercene conto, siamo condizionati da ciò a cui siamo stati esposti durante le pause commerciali dei programmi tv. A me piace pensare invece che, a parte i jingle e il naming dei prodotti sia quando sono efficaci che quando fanno sanguinare occhi e orecchie, il resto scivoli nel dimenticatoio e, quando sono al supermercato, gli unici condizionamenti che subisco sono quelli dell’impianto di climatizzazione e la sfilza dei prodotti in offerta dal 35% in su che finiscono tutti nel mio carrello, spesso in doppio esemplare. Mia moglie sostiene che questo comportamento è proprio ciò che la grande distribuzione vuole, per indurmi a comprare quello di cui vuole liberarsi. Io dico chi se ne importa, di certo non con queste parole perché non è mia intenzione mancarle di rispetto: comunque prendo prodotti di cui ho bisogno, non necessariamente nell’immediato, e di mio gusto. Oppure acquisto articoli che a prezzo pieno non comprerei mai. A volte, più che il brand a cui sono stato sovraesposto nella pubblicità, mi attira la grafica dell’etichetta, parlo soprattutto per vino e birra, o il packaging e il design della confezione. Una bottiglia particolare. Il barattolo hi-tech. Il richiamo a qualche artista contemporaneo. Per il resto seguo le réclame alla tele con l’espressione sulla faccia di chi pensa che la fine del mondo sia vicina per la facilità con cui il linguaggio commerciale può essere smascherato, decodificato e reso innocuo. Questo nel migliore dei casi, perché per il resto c’è da mettersi le mani nei capelli per così tanta ingenuità marketing. Trovo invece efficace quando gli spot sono stati pensati ad hoc per essere trasmessi in un programma specifico. Poco fa, durante una replica delle selezioni di X-Factor, ho notato una pubblicità che giocava sulla contrapposizione per me è un sì/per me è un no. Non ricordo di che prodotto si trattasse e nemmeno di che categoria merceologica ma, ripeto, questo forse è un problema tutto mio.
Anche io la pensavo come te, ma da quando ho letto questo https://ilcomizietto.wordpress.com/2018/09/22/libro-a-tua-insaputa/ ho qualche dubbio.