Max Grossi, e spero che tra di voi non ci sia un omonimo per cui, se vi chiamate Max Grossi e vi sentite feriti nell’orgoglio scrivetemi che ne parliamo, dicevo che Max Grossi è stato uno dei guru della comunicazione commerciale perché ha gestito per anni quasi in esclusiva lo scouting di volti strani per pubblicità simpatiche. Un’attitudine che qui in Italia si è diffusa relativamente e forse per questo, come tanti cervelli in fuga, anche quello di Max ha fatto armi e bagagli e chi si è visto si è visto. Se vi capita di vedere un viso sconosciuto ma particolare associato a un prodotto probabilmente dietro c’è un talento come il suo che è stato in grado di soddisfare l’immaginario collettivo associando personaggi a brand. A me viene in mente solo il tizio di “hai mai provato Hurrà”, non so se ve lo ricordate. Erano gli anni 80 e il break per la merenda abbinato alla tv dei ragazzi, anche se non più rigorosamente circoscritto in orari da scuola gentiliana, era bombardato di spot come il suo per ingolosire i figli con snack più smart rispetto al’etto di focaccia o al panino al salame che nonni e genitori propinavano quotidianamente. La faccia da schiaffi del testimonial in questione credo sia diventata emblematica per questa disciplina. Il punto è che se, come me, non siete degli adoni o dei George Clooney non è detto che non possiate ritagliarvi il vostro spazio di celebrità. Guardatevi allo specchio e pensate a quale prodotto sul mercato potreste essere riconducibili. Un phon. Un dentifricio. Lo yogurt, come il miliardario genovese che ha dato il nome a uno dei partiti di destra del momento. Un’automobile. Magari il Lidl, chi lo sa. Se avete una faccia che in qualche modo, nel bene o nel male, non passa inosservata, tenetevi pronti.