La lettura preferita di G. Q., un’addetta alle pubbliche relazioni di Sesto San Giovanni (MI) da un paio di anni in pensione, è senza dubbio la pagina di un noto settimanale che vanta più di millemila tentativi di imitazione in cui sono riportate notizie pressoché inventate in una formula così discreta che, per quanto riconducibili alla categoria delle fake news, si tratta di aneddoti che trasmettono l’ingenuità di chi li ha architettati. Vi faccio un esempio:
M. R., un uomo di 45 anni abitante in un sobborgo alle porte di Pittsburgh in Pennsylvania, ha sfamato più di cento concittadini grazie a un fungo da otto kg e mezzo trovato nel tronco di un castagno secolare, un albero gigantesco del diametro di due metri e mezzo, simbolo del quartiere. Accertata con un equipe di esperti del locale centro micologico la reale commestibilità del fungo, M. R. non ha esitato a cuocerlo per cucinare una completa serie di gustosi piatti, dall’antipasto al dolce, tutti basati sull’eccezionale prodotto della natura, e a organizzare una cena in strada aperta a tutti i conoscenti della zona.
La notizia, per quanto curiosa ed esaustiva, oltre a essere campata in aria, non presenta alcun dato in grado di essere accertato da chiunque. Forse G. Q., inserendo su Google le informazioni disponibili, riuscirebbe a smascherare il fantasioso autore, ma dubito che con questo caldo la protagonista inventata di questo post abbia la voglia di prendersi in carico un simile futile onere.
Ma il fatto è che G. Q. è appassionata di piccola cronaca e le piace sbirciare nel peggio della provincia italiana comodamente sdraiata sul divano del soggiorno, il tutto grazie a Internet e alle pagine online dei quotidiani locali. G. Q., proprio come me e voi, si è però accorta che il modo in cui gli organi di informazione oggi sono costretti a riportare le notizie non dista molto dalle rubriche che si alternano alle parole crociate senza schema e le cornici concentriche. Soprattutto se ci sono in ballo i minori. Le leggi sulla privacy, oggi stringenti più che mai, impediscono infatti che chiunque possa essere identificato anche se il diritto all’informazione imporrebbe procedure differenti. Si trova sempre più il resoconto dell’accaduto ma con riferimenti così blandi su certe news che, davvero, sembrano essere inventate, in barba ai cinque paradigmi del giornalismo.