e nel finale due volte i saluti

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A settembre cambierò lavoro e così oggi ho iniziato a mandare qualche e-mail di saluto ai clienti con cui ho maggiori contatti considerando che ad agosto quasi tutti saranno in ferie. Il subject è “saluti” per gli italiani e “bye!” per gli altri. Non volevo sbilanciarmi troppo, ho dovuto mettere i miei responsabili in copia. Magari poi chiamo quelli a cui tengo di più per un addio meno scolastico. Ieri ho persino riempito un cestino della spazzatura di fogli stampati e un paio di quaderni per appunti e ora sto persino valutando cosa fare del mazzetto di biglietti da visita che ho conservato nel tempo. Dovrò poi pulire con cura il mio pc cancellando file e cartelle personali e controllare la casella di posta anche se non mi ricordo di aver mai scritto o ricevuto nulla di pericoloso. Ci sarà infine un bel reset su Chrome per far piazza pulita di password memorizzate e dati di navigazione, cosa a cui mi dedicherò gli ultimissimi giorni. L’idea di andarsene è comunque molto più bella dell’andarsene in sé per chi, come me, è più spaventato dalle cose pratiche che un cambiamento comporta rispetto al coinvolgimento personale. Non è come quando dici basta a qualche cosa e devi solo gestirne le conseguenze. Spostarsi da un’organizzazione a un’altra è un’operazione che ha una forte carica emotiva perché non riguarda quello che se ma ciò che fai, un aspetto di te che investe le altre persone su un piano mediato dai rapporti commerciali e intendo commerciali anche per quei mestieri in cui la componente monetizzabile si riconduce a valori non tangibili. Un mio amico mi ha detto comunque che è entrato Urano nel mio segno portando tutte queste novità. Io non ci credo molto ma tanto lo sapete come funziona: anche se non crediamo a tutto basta anche solo un sostegno invisibile o un placebo morale per farci stare meglio.