Se siete utenti Trenord recidivi e affezionati, un sentimento forzato dalla necessità di presidiare quotidianamente il vostro posto di lavoro quando non è proprio sotto casa, avrete notato come me, nelle ultime settimane, il curioso fenomeno di cancellazioni e soppressioni random o, per usare una locuzione universalmente conosciuta e in linea con lo stato d’animo con cui chi viaggia è costretto ad accettare tutto ciò, a cazzo.
Prendere un treno programmato nella linea a cui sono abbonato talvolta è un terno al lotto (stavo per scrivere un treno al lotto). Il pendolare giunge in stazione e nota subito l’odiosa pecetta bianca più lunga del solito sul display al posto di quella corta che appare quando ci sono dei minuti di ritardo, pensata proprio per attirare l’attenzione del viaggiatore (che poi magari, scoperta la soppressione, non viaggia più, almeno con il treno) sul fatto che il treno dei desideri e dei suoi pensieri non solo non va all’incontrario ma, quel giorno, non va tout-court. Cancellato. Soppresso. Kaputt.
Il problema è che lo strano caso dei treni scomparsi si ripete con una certa e preoccupante frequenza. Nella fascia oraria in cui mi nuovo io ne noto almeno un paio sia all’andata che al ritorno (tragitto casa-ufficio) e in entrambe le direzioni della linea, quasi come se, nella stanza dei bottoni di chi fa funzionare tutto il sistema ferroviario regionale, qualcuno si cimentasse in una sorta di estrazione quotidiana dei treni che, quel giorno, non usciranno dal deposito. Una tombola del disservizio che non diverte, però, proprio nessuno. “Oggi non parte il 7.58 per Pavia”. E, dalla sala, qualcuno grida, “Cinquina!”.
E non ci sarebbe nulla di male in questo bingo dei non-trasporti se poi, a farne le spese, non fossero gli utenti, soprattutto quelli che non hanno la app installata oppure non si pongono minimamente il problema che un servizio che danno per scontato, per un capriccio di qualcuno o per problematiche inconcepibili per la civiltà occidentale, possa non essere erogato proprio quando gli serve e venire a mancare. Pensate se chi ci dà il gas decidesse di giocare con l’interruttore on-off e, al momento di buttare la pasta, con la tavola imbandita per decine di commensali affamati, il nostro fornello di casa smettesse di funzionare.
Noi viaggiatori forzati comprendiamo tutto perché usiamo il filtro della nostra testa prima di comportarci come pretenderebbe la nostra pancia: vanno bene gli scioperi, i guasti, i convogli ridimensionati nel periodo estivo, le corse oggetto di razionalizzazione programmata in agosto, per carità. Siamo lavoratori tanto quanto quelli che operano per Trenord, dentro e fuori quella stanza dei bottoni in cui si decide della nostra giornata. Ma questa lotteria dei treni che spariscono così, senza motivo, diciamo che ha abbastanza rotto il cazzo.