Prima di Dave Grohl, il batterista allo stesso tempo spassoso e superbravo, tecnicissimo ma scazzato, serio ma incline al punk da ammirare e venerare era solo Steward Copeland. Steward Copeland, tra i settanta e gli ottanta, è stato il principale punto di riferimento per intere generazioni di batteristi che non se la sentivano di suonare per forza fusion o jazz o, peggio, progressive senza però rinunciare a mostrare ciò che avevano imparato a lezione dai loro maestri. Abbiamo detto più volte che se certi gruppi new wave avessero avuto sezioni ritmiche più precise o teniche avrebbero spaccato molto di più. Steward Copeland, nei primi dischi dei Police, mischia punk, reggae, rock con una tecnica impeccabile nel suo originalissimo stile, unico al mondo, il primo e probabilmente l’unico batterista ad aver stravolto le priorità di ascolto in una band. Nei pezzi di “Outlandos d’Amour”, “Reggatta de Blanc” e “Zenyatta Mondatta”, per la prima volta in un gruppo non di estrazione rock classico, è possibile seguire la sezione ritmica come tracce a sé, cosa che fino ad allora si poteva fare solo con i mostri sacri come Phil Collins dei Genesis o dinosauri simili. Di Steward Copeland era anche sorprendente il suo non-look, con pantaloncini e calzettoni da basket che nemmeno i turisti tedeschi. Un’idea di come suonasse dal vivo il batterista dei Police possiamo farcela da video come questi, in cui qualcuno si è posizionato con una telecamera dietro di lui durante un concerto. Il risultato è impressionante.