A Gianni è piaciuto l’intervento di quel giornalista sportivo che ha ammesso che “l’importante è partecipare” è uno dei modi dire più fuorvianti mai coniati nella storia dell’umanità. Era ora che qualcuno lo dicesse, mi ha detto al telefono, poco fa. Gianni vive per il calcio ed è convintamente soddisfatto della mancanza della nostra nazionale alla coppa del mondo che è appena iniziata. Ci si può godere lo spettacolo – sempre che per voi il calcio sia uno spettacolo – senza le implicazioni emotive che avere una rappresentativa del cuore comporta. Ciascuno può scorrere l’elenco delle squadre partecipanti e scegliere quella preferita. Possono essere anche più di una. Francia, Germania, Spagna e anche Islanda, guarda un po’. Gianni mi ha aperto gli occhi. Pensate a quanto può essere limitativo essere fissati con una cosa sola. Se tieni per la Juve e il Genoa e anche il Milan, per dire, puoi consolarti con una compagine o l’altra a seconda dei risultati. Nel caso dei mondiali, c’è poi un fattore estetico tutt’altro di secondo piano. Se vi piacciono gli uomini si può scegliere la squadra da tifare a seconda del tasso di bellezza o eleganza presente. Oppure le magliette con i colori e il taglio più in linea con i propri gusti. O ancora più semplicemente accendi la tv a caso e decidi al momento. Perché no? Così ho pensato che essere sempre protagonisti alla lunga rompe un po’ i maroni. Perché voler esserci a tutti i costi quando vedere le cose da spettatori è così rilassante? Gianni, prima di congedarsi – stava per giocare il Portogallo – mi ha chiesto di rifletterci sopra ma, sinceramente, non saprei da dove iniziare.