Milano per principianti

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Non avevo mai visto uno spritz Campari servito in scodella. Costa dieci euro e considerando anche il ghiaccio dura due ore buone. Nel frattempo il rito dell’ape (nel senso dell’aperitivo o, per usare uno specchietto per allodole, l’apericena) si consuma come sempre. La prima sfida è tirarsi su dal divanetto inutilmente bassissimo. A metà scodella di spritz si fa fatica, l’alcool ti fa cacciare fuori tutto il sudore sulla camicia e così, seduto a poca altezza rispetto all’asfalto del dehors, il marciapiede rilascia senza pietà il calore catturato in una giornata di clima troppo estivo per essere alla fine di maggio. Da qualche uscita invisibile ai lati del caffè c’è un viavai di gente con il grembiule viola che porta verso il bancone una quantità smisurata di cibarie per accompagnare le consumazioni e, a differenza dei camerieri, sono tutti stranieri. Il sole sta tramontando e io ce l’ho di schiena e sento tutta la sua energia sul collo alla base della nuca. Non si capisce perché, nel tardo pomeriggio, i raggi raddoppino la loro potenza, forse siamo in una posizione in cui l’orbita è più vicina oppure è solo una sensazione perché, stando fermi, la pelle esposta resta sempre la stessa. Non sono solo al mio tavolo ma paradossalmente, considerando i miei trascorsi da fan dei The Cure, sono l’unico a non aver almeno un capo di abbigliamento nero. Magliette nere su pantaloni neri e birkenstock nere, una sorta di divisa di un tessuto che dev’essere pregiatissimo e così leggero da far risultare ininfluente il colore. La saggezza popolare impone il bianco per neutralizzare le radiazioni solari. A Milano la moda ha introdotto outfit esclusivi che ribaltano ogni legge naturale precedente. Vestiti costosissimi che vanno a sommarsi alla mutazione genetica di cui è stata oggetto questa gente. Non una goccia di sudore, non una chiazza umida sulle loro divise dell’opulenza intelligente, bio e a impatto zero. Agli incontri con altri adulti evito di indossare le mie t-shirt ironiche per non sembrare un adolescente irrisolto, ma ho scoperto solo dopo che il manuale “Milano e i milanesi per principianti” recita il contrario.