Ora che avremo un conte alla guida del nostro paese si sprecheranno le battute e l’ironia sugli omonimi, considerando il cognome piuttosto comune – di nobili in Italia ne abbiamo ancora molti – e il fatto che, anche tra il jet set, di persone che si chiamano così ce ne sono parecchie. Naturalmente i più si sbellicheranno dalle risa con le similitudini tra il nuovo presidente del consiglio e il noto allenatore di pallone, visto che dalle nostre parti non si fa che parlare di calcio. Anzi, fioriranno le imitazioni delle imitazioni, considerando la macchietta che ne ha fatto un blasonato comico televisivo e non mi riferisco al capopopolo dei grillisti, almeno quello che te la dava lui l’america perché l’altro, quello pelato, non si è ancora capito bene da che parte stia. C’era poi un altro conte protagonista di una gag di un altro comico in un discutibile programma interamente dedicato all’umorismo calcistico, ve lo ricordate? Tutto conciato da aristocratico d’antan, commentava i risultati della sua squadra toscana. Ironia della sorte, oggi quel comico lì – che è anche un valente attore di teatro ex militante di sinistra – a leggere i suoi commenti sulla pagina Facebook si direbbe anche lui passato tra le fila dei pentastelloni.
Ma, tornando a conte nell’accezione del cognome, noi che siamo gente di un certo livello ci limitiamo alle analogie con la musica. Vi consigliamo quindi di cercare in fretta e in furia immagini da sottoporre a fotomontaggi con il Paolo di chips chips chips du du du du du ci bum ci bum bum, l’avvocato cantautore piemontese che ci dà dentro con quella specie di jazz che compone lui, chino sul pianoforte. A quelli della nicchia lanciamo invece la sfida con Nicola, un esponente della lounge nostrana a cavallo tra la musica suonata e quella proposta dalla console del dj. So che è più difficile adattare l’ironia di twitter a questi canoni, ma i tempi delle battute scontate – passatemi questa – come di certa politica sembrano finiti. Buon lavoro a tutti voi.