Se il cantante della vostra band scrive testi in italiano siete già a buon punto perché il bello di suonare in un gruppo è anche quello di interpretare i pezzi del repertorio originale come se fossero propri, anche se è il cantante che ci ha messo le parole. Ma in una band, come nei quattro moschettieri, vale il motto tutti per uno e uno per tutti. Tutto quello che si mette nella comunità è di dominio della comunità, i brani appartengono all’insieme dei componenti perché nel momento in cui si condivide un’idea essa viene plasmata dalle menti e dall’arte di ogni singolo membro che la adatta al proprio sentire che poi è il sentire comune, altrimenti che ci farebbe uno in una band se non sottoscrivesse la vision di insieme? Così le liriche è come se le aveste scritte voi in prima persona, provate sulla vostra pelle se si parla di sofferenza o riferite con tutte le migliori intenzioni all’amata se si tratta, come spesso accade, di amore con tutte le sfumature del caso. Struggimento, passione, turbamento, gelosia, furore, parossismo, crollo, deriva, morte. Ne deriva che il messaggio che si comunica ad ogni esecuzione, sia live che in prova, può essere lanciato da chiunque all’interno della band a chiunque all’esterno e non solo dal frontman alla sua groupie. Il trucco è semplice: basta cantare mentre si accompagna il brano e il gioco è fatto. Certo, il timbro che si sentirà sarà comunque quello di chi ha il microfono davanti. Ma state sicuri che se c’è il soggetto dei vostri desideri sotto al palco percepirà perfettamente quello che volete farle arrivare. Non posso stare senza te, prendi subito la decisione e non lasciarmi sulle spine, non voglio nessun altro, sdraiati sull’erba al mio fianco, lasciati portare in un posto segreto, non ti lascerò addormentare prima di averti fatto capire cosa provo. Quindi il mio consiglio è di imbracciare lo strumento che suonate e di darci dentro: nella canzone ci siete anche voi, in fondo è anche roba vostra.