A turno ciascuno di noi si immedesima nella musica che lo fa sentire più attraente, in certi casi anche più sexy. È il potere del suono organizzato e strutturato. Come quelle catene di elementi con cui si raffigurano il DNA e altre proiezioni scientifiche dei nostri studi, melodia armonia e ritmo, che poi sono le tre divinità dell’acustica, delle vere sotto-muse, si combinano nei modi più raffinati per adattarsi al meglio alla nostra configurazione. Assumono un forma complementare al nostro corpo e alla nostra anima che ci fa sentire invincibili anche se siamo delle pappemolli, splendidi anche se siamo corrotti, veloci anche se abbiamo i piedi di piombo, irresistibili anche se siamo oggettivamente ripugnanti. Si tratta di un trucco per ammaliarci, un’arma sofisticatissima di distruzione individuale, vecchia almeno quanto la storia delle sirene e di Ulisse, vi ricordate? La musica ci inchioda schiavi del suo potere soprannaturale fino a quando, in nome suo, siamo pronti a compiere il più efferato dei delitti: pensare di possederla per riprodurla, in qualche modo. Illusi.