Se lasciate stare i gruppi al 100% femminili, e mi riferisco ai vari Bangles, Go Go’s, le Holes e – più recentemente – le Goat Girl o quel gruppo francese che canta in inglese di cui, in questo momento, mi sfugge il nome (anzi se mi aiutate vincete un premio), una ventata di quote rosa nel rock (cantanti a parte) è stata portata inizialmente dai Talking Heads e, in Italia, da un gruppo in auge da una ventina d’anni (che non nomino nemmeno da tanto mi è particolarmente inviso) che ha il ruolo di bassista ricoperto da una femmina. Sì, lo so che ci sono anche quelli di Xfactor ma qui stiamo parlando di musica, mica di sfortunati perditempo. Eppure noi della nostra generazione avevamo avuto esempi illustri. Nella Famiglia Partridge, per esempio, la tastierista della band di famiglia è, appunto, una tastierista. Sì, lo so che anche un altro gruppo italiano che detesto ha alle tastiere una donna ma, ripeto, lasciatemi nella mia confort zone in cui i Baustelle non esistono. Comunque l’uguaglianza di genere, che è poco praticata nel nostro costume occidentale malgrado le apparenti condizioni di emancipazione, sembra per lo meno essere messa in scena in quella versione semplificata e assurta a modello della nostra società che è la pubblicità. Sarà per questo – e non perché sarebbe stato troppo complesso, da un punto di vista di immagine, utilizzare una famiglia composta da soli uomini – che alle tastiere della band di famiglia protagonista della pubblicità del latte Zymil c’è una donna, per di più la mamma.
La cosa, a un tastierista come me, non può fare che piacere. Le mamme dietro ai synth sono finalmente la liberazione della rappresentazione delle donne dietro i fornelli. Manopole e potenziometri al posto dei comandi del ferro da stiro. Tasti bianchi e neri su cui sfogare la propria vena artistica invece delle noiose periferiche da data entry o da segretaria. Oscillatori e filtri che sostituiscono detersivi e ammorbidenti. Finalmente le cose cambiano sul serio.