C’è una serie di esilaranti sketch su youtube di un comico genovese (si chiama Andrea Di Marco) che dà lezioni di dialetto e che, nel primo episodio che trovate qui, sostiene che il genovese è una lingua che serve sostanzialmente per dare brutte notizie. Se non fossimo le persone intelligenti e colte che siamo, ci affretteremmo a dargli subito ragione. Infatti, per me che intelligente non lo sono, colto tanto meno, è proprio così. Le tragedie, i fastidi, le malattie e i guai giudiziari suonano meglio se comunicati con l’inconfondibile cadenza ligure. Provateci anche voi. Mio cognato è morto. A mio cognato gli è andata la finanza in casa e gli ha trovato le prove che ha portato le palanche all’estero. Mio cognato si è preso un pugno in faccia. Che ne dite? Funziona, vero?
Certo, le persone intelligenti e colte potrebbero obiettare che non bisogna lasciarsi soverchiare dai finti luoghi comuni perché, allora, il milanese serve per dare sostanzialmente aggiornamenti finanziari, il piemontese se non si vuole dire la verità a qualcuno, con il dialetto emiliano romagnolo si chiede che cosa si vuole per pranzo o si danno i dettagli delle ricette, il romanesco si usa se si vuole abbordare qualcuno, il napoletano per proporre in vendita prodotti contraffatti e il siciliano per chiedere il pizzo, e meno male che certe cose noi non le pensiamo nemmeno.
Ma il fatto è che pure la fisiognomica dei liguri sembra dettata dall’attitudine al pessimismo e alla sciagura e il ligure, quando sorride, è come se spostasse forzatamente le labbra da una posizione innaturale, come quei giochi da bambini con le forme da sistemare nei buchi corrispondenti e il sorriso, sulla bocca di un ligure, proprio non lo riesci a infilare.
Mia mamma, per esempio, è schiava di un meccanismo psicologico grazie al quale riesce a collegare, durante una qualsiasi conversazione, tutte le tragedie che fanno parte del suo patrimonio di conoscenze che, purtroppo, negli ultimi anni ha attinto solo dal peggio della tv e dei magazine femminili. Se le dici che vai in montagna ti racconta degli alpinisti travolti dalla valanga, se le dici che vai al mare ecco subito l’aneddoto sui turisti annegati, se mandi tua figlia in Inghilterra a imparare l’inglese si ricorda della studentessa stuprata e uccisa, se hai un parente benestante che ti concede un prestito per non ricorrere alle finanziarie e ai loro tassi di interesse obietta se non si tratti di uno strozzino e conosce perfettamente ogni tipo di incidente da abbinare a qualunque evenienza. Il tutto con l’accento ligure. Non so quale sia il motivo per cui la Liguria risulti una delle zone più depresse del mondo, ma è bello trovare le tracce dell’anima di un popolo nel modo in cui si esprime, la corrispondenza tra l’indole delle persone e il loro linguaggio, la conferma che la forma mentis rifletta perfettamente il contesto in cui si abita che, nel caso della Liguria, se non fossimo persone intelligenti e colte, diremmo che è piuttosto modesto.
Mia madre, sicula doc, non parla il genovese ma ha la stessa intelligenza tragica nell’evocare disgrazie appena comunico l’intenzione di fare qualsiasi cosa che non sia connessa al lavoro.