Avete mai visto i film polizieschi in cui qualcuno spara a qualcun altro che sopravvive solo perché ha una copia tascabile della bibbia che custodisce nella tasca del pastrano all’altezza del cuore e quella, meglio di un qualsiasi giubbotto antiproiettile, ferma la pallottola prima che la sua gittata sia letale? Ho letto in un romanzo invece di un uomo che lavorava alle torri gemelle e quella tragica mattina aveva lasciato il libro che stava leggendo al bar di fronte ed era tornato a recuperarlo senza successo, perché un altro tizio nel frattempo lo aveva trovato e preso per darlo come regalo alla sua compagna, quello era il giorno del suo compleanno e si era dimenticato di comprarle qualcosa. Un doppio salvataggio in cui hanno portato a casa la pelle, anche se un po’ impolverata, entrambi e il tizio del compleanno si è pure evitato la sfuriata della compagna, considerando la tragicità della situazione. Il romanzo dimenticato al bar, manco a farlo apposta, è la storia di un uomo che voleva scrivere un racconto in cui il protagonista ascoltava i QOTSA a manetta con gli auricolari sul treno ed era immerso così tanto nella lettura di “Rumore bianco” di DeLillo da non accorgersi del folle che intorno, armato di machete, si adoperava in una cruenta carneficina e che, mosso da un decoroso rispetto della lettura molto più della vita umana, lo aveva risparmiato. Leggere fa fa bene, scrivere di qualcuno che legge meglio, raccontare di autori che scrivono libri in cui si narra di persone che leggono fa resuscitare i morti.