Luca è uno dei tanti adolescenti degli anni duemila che è andato in tilt a furia di giocare con i videogame. Ci ha dato dentro per ore e ore con una console attaccata alla tele da farsi venire le convulsioni. Non contento, gli è successo una seconda volta. Quando me lo ha raccontato mi ha fatto venire in mente Marco, il mio sassofonista che aveva trascorso non so quanti giorni senza soluzione di continuità in acido a fine anni settanta, e chissà se lui ha pagato per ripetere l’esperienza. Non stupisce, quindi, che l’esperienza di Andrea sia da meno. Andrea vive con una collezione da record di fumetti che ha ereditato dal padre, ma questo non c’entra perché Andrea ha una immaginazione così potente che quando sogna ad occhi aperti è difficile farlo rientrare al di qua della realtà. Pratica questo passatempo sin a ragazzino e, descrivendolo, assicura l’alta definizione delle immagini in cui visualizza il mondo in cui si ritrova, altro che realtà virtuale. Ha brevettato un algoritmo di pensiero tutto suo per passare così tutto il tempo libero che si riesce a ritagliare. Riesce persino a dosare l’immersività dell’esperienza per garantirsi un’evasione controllata nei momenti più pallosi o dove è necessario distrarsi per far passare più in fretta il tempo ma rimanendo connessi, in qualche modo, con quello che accade intorno. Grazie a questa modalità di piacere aumentato ha conosciuto Cristina, la sua prima fidanzata che frequenta tutt’ora quando si sottopone a questa forma di trance e che vive esclusivamente in questo ambiente immaginario. Ha messo insieme una fortuna – stiamo parlando di una moneta impalpabile che si può utilizzare solo quando Andrea si astrae dalla sua vita effettiva – con la quale si può circondare di tutto ciò che vuole, per una qualità della vita senza confronti. La capacità di cui Andrea è dotato e il suo potenziale di appagamento gli lascia completamente indifferente tutto quanto appartiene al mondo che abitiamo noi comuni mortali. Peraltro la sfera pseudo-onirica che abita con assiduità non comporta nessun costo in termini di attrezzatura o approvvigionamento energetico, essendo completamente a impatto zero e tutta nella sua testa e, per di più, non provoca alcuna conseguenza né a livello mentale che fisico. Quando è in questo stato lo vedi perché fissa un punto e assume un’espressione di beatitudine impossibile da raggiungere diversamente. Andrea è un sognatore e, a quanto mi risulta, non c’è nessun motivo perché debba smettere.
Da dipendenza?