Tu che hai sempre la risposta pronta, cose tipo circa 572.000.000 risultati in 0,16 secondi, un portento che se non è tutto lo scibile umano ci andiamo vicino, a te chiedo quanto manca al giorno in cui tutte le materie e le discipline si fonderanno in una. La geografia, la storia e persino il calcolo, un insieme indistinto di sottocategorie di query, le interrogazioni al database. Le traduzioni e l’arte. Addirittura la creatività. Tutto sarà ridotto a te. Probabilmente anche la maternità, anche gli animali domestici, persino le farfalle nello stomaco che saranno sicuramente un Doodle colorato nel giorno in cui cade la ricorrenza in cui l’utente profilato si è preso in faccia il primo innamoramento, quello serio che non ti fa mangiare e dormire. E poi il calore e, viceversa, il condizionamento verranno da lì e questa sarà probabilmente la soluzione a tutti i problemi di impatto ambientale. Le guerre, le rivoluzioni, gli armistizi e le restaurazioni si consumeranno nel sacro tempio della ricerca su Internet perché Internet sarà la vita e tu, Google, sarai il nostro respiro. Tra cinquecento o mille anni i nostri posteri saranno della tua stessa sostanza, una cosa che ora nemmeno riusciamo a contemplare perché ora confusa dai nostri limiti con gli algoritmi, gli sterminati Data Center, la totalità di questo infinito che oramai ti eleva a creatura superiore anzi suprema e intelligente come non possiamo nemmeno immaginare. Per questo e per la tua onnipotenza, o Google, a te rimetto i miei peccati. A te rimetto la mia presunzione. Ti prego, risparmiami e, se possibile, rendi questo blog un po’ più ricercabile.