Ho appena raccontato a Grazia che è matematicamente impossibile non capire le cose oggi che con Internet si trova qualunque tipo di approfondimento e lezioni di qualsiasi argomento per ogni esigenza. Lei mi fa notare però che usare un avverbio come matematicamente a proposito della matematica che non capisce non risolve nulla e non migliora il suo stato d’animo. Rampolli di una dinastia di umanisti, ci sappiamo fare con le parole e meno con i numeri, eppure in giro vedo spesso gente che legge libri con formule e operazioni scritte con segni incomprensibili a chi non fa parte di quella setta esoterica ma questo non basta. Sono tutti ricercatori o scienziati oppure nell’aritmetica si trovano risposte più precise al nostro e vostro turbamento? Le ricordo quell’amico di famiglia che nel tempo libero, anziché leggere romanzi o guardare Netflix, si diverte con l’algebra e quella roba lì. Equazioni e sistemi sono il suo sudoku, la sua settimana enigmistica. Si mette in pausa pranzo e si esercita per diletto con i prodotti notevoli. C’è anche quella serie di conferenze su YouTube dedicata all’intelligenza numerica e a chi è nel dubbio se scrivere i valori con i numeri romani o in lettere sia o meno la stessa cosa. La risposta è quarantadue o 42? A noi genitori basterebbe il sei (o il 6) per evitare l’insufficienza e che i figli non prendessero la materia con sufficienza per evitare il debito. Ogni promessa di impegno è un credito da spendere in estate a fare quello che si vuole, senza dover recuperare nulla.