Da una parte la forte richiesta del mercato, che offre sempre più opportunità dovute alla crescita di produzioni televisive, cinematografiche, letterarie e musicali incentrate sugli anni ottanta. Dall’altra il tentativo da parte dell’opinione pubblica di riportare alla ribalta il decennio successivo con show e prodotti ispirati all’età delle camicie di flanella a scacchi e del Game Boy con l’unico miserabile intento di screditare il periodo d’oro della new wave. Fatto sta che sono andato su LinkedIn e ho cancellato la dicitura professionale (quello che in gergo si dice job title) che ormai faceva la muffa, scritta al momento della mia iscrizione sul social network più noioso del mondo. Ho tirato una riga su copywriter e blogger e ho scritto proprio come recita il titolo qui sopra: d’ora in poi consideratemi un consulente su tematiche relative agli anni ottanta. Dovete organizzare una mostra sul new romantic? State preparando una ricerca sulla stampa musicale ai tempi dei dualismi tra Spandau Ballet e Duran Duran? Non vi ricordate chi era quel gruppo che cantava “What’s your problem?” con quel video che sembrava tutto girato sott’acqua? Vi occorre sapere il numero sulla maglietta del giocatore di basket co-protagonista dello spot delle Fruit Joy? Un amico ha scommesso con voi una pizza sull’anno della nomina a Presidente del Consiglio di Giovanni Goria? Lasciate stare Google e rivolgetevi a me. Vi prometto prezzi modici e giacche spencer con le spalline originali dell’epoca.