Pensate se le aziende imponessero ai propri dipendenti abiti corporate da indossare sul posto di lavoro. In parte questo già succede: si chiamano divise e sono una peculiarità di alcuni settori, a partire dai trasporti, i corpi militari o di sorveglianza, certi bar e ristoranti, i custodi delle sale museali, i giocatori delle squadre sportive, le industrie e le bande musicali.
Ma pensate se, invece, la piccola agenzia in cui passate almeno otto ore ogni giorno a scrivere corbellerie vi mettesse a disposizione capi d’abbigliamento per stare in ufficio. Esistono realtà così rigide che puntano tutto sull’appartenenza al team? A me è capitato di vedere persone sedute al PC sfoggiare il logo dell’impresa da cui ricevono lo stipendio sulla maglietta. Roba da matti. Uno studio ingegneristico addirittura aveva distribuito ai dipendenti di sesso maschile delle camicie con il nome del progettista capo (fondatore dell’impresa) sul colletto. D’altronde, anche i proprietari delle piantagioni di cotone marchiavano con il fuoco la pelle degli schiavi.
Quelli che lavorano in Sky sono un altro paio di maniche, e trattandosi di giacche a vento, è proprio il caso di dirlo. Sul treno che prendo ogni mattina noto spesso persone che invidio moltissimo perché vestono giacche a vento blu recanti il logo Sky Sport sul petto. Io mi sono immaginato che si tratti di uno strumento di lavoro: le persone in questione sono giornalisti oppure operatori tv e, grazie a quella giacca a vento, possono trascorrere ore esposti alle intemperie durante gli eventi sportivi all’aperto senza beccarsi una broncopolmonite. Chissà se nel caso dei mondiali di sci Sky gli fornisca una tenuta completa di pantaloni imbottiti e scarponi o quando ci sono le olimpiadi, solitamente in estate, abbiano bermuda e infradito con il logo stampato.
La cosa strana è che quelli di Sy Sport sul treno li incontro spesso in coppia. Non sono molte le categorie che vedo abbinate a due a due. Mi capita spesso con le persone sordomute, penso infatti che sulla mia linea ci sia qualche centro specializzato perché ne vedo molti. Anche i brasiliani girano in coppia, questo consente – come a tutti – di chiacchierare tra di loro in brasiliano che, come sapete, è poi la lingua portoghese. Non ho mai riflettuto a fondo sul fenomeno migratorio dal Brasile all’Italia, ma vi assicuro che nella zona la percentuale è abbastanza considerevole.